Il Circolo G. Matteotti a Buenos Aires

04 agosto 2004

di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - 16 giugno 2002 - anno 5 - numero 24

Mi è capitato di trovare in una bancarella di vecchi libri e riviste, una pubblicazione dal titolo "Matteotti", un numero unico commemorativo del primo anniversario dell’assassinio del martire socialista a cura del Circolo "Giacomo Matteotti" di Buenos Aires. La copertina della suddetta pubblicazione, opera di un pittore socialista, Publio Zanelli, emigrato, come tanti altri italiani, in Argentina, è caratterizzata da una pioggia di garofani rossi che fanno da cornice al volto di Giacomo Matteotti.
Siamo nel 1925 e il fascismo al potere, non era ancora regime, anche se le evidenti prospettive lasciavano intravedere nulla di buono per il futuro. Gino Baglioni (1882-1927), giovanissimo divenne socialista. Come impiegato delle ferrovie venne trasferito a Milano dove espresse il suo deciso impegno sindacale e l’orientamento, altrettanto deciso, di riformista Turatiano. Nel 1910 venne eletto consigliere comunale di Milano. Notevole fu la sua opera di pubblicista, non solo su temi sindacali, con saggi apparsi su "Critica Sociale" e su "Comune moderno".
Dopo la prima guerra mondiale, Baglioni fu a Bologna direttore dell’Ufficio provinciale del lavoro, poi, nel 1920 si stabilì a Verona dove ricoprì diversi incarichi, fra i quali quello di direttore dell’ufficio comunale del lavoro e dell’Ufficio provinciale delle Cooperative di lavoro. Nel 1921 venne eletto deputato e nell’anno successivo passò al Partito Socialista Unitario (Psu) di Turati e di Matteotti. Baglioni compì diversi viaggi all’estero per studiarvi gli organismi proletari di resistenza, cooperazione e previdenza. Esperienze queste che lo qualificarono come un preparato quadro sindacale ed un aggiornato pubblicista. Infatti divenne uno dei più importanti dirigenti della CgdL con l’incarico di segretario del Comitato esecutivo. Nel 1923, avendo deciso di emigrare, si dimise da consigliere della CgdL. Emigrò infatti in Venezuela e successivamente a Buenos Aires, dove fu uno dei principali dirigenti dell’antifascismo locale ed ebbe una parte attiva nella fondazione del Circolo "Giacomo Matteotti" della Capitale argentina.
Baglioni, in un articolo dal titolo "Piccoli episodi", apparso sul citato numero unico del 1925, racconta della grande amicizia che lo legava al deputato polesano che divenne poi segretario nazionale del Psu. Fra l’altro Baglioni scrisse: "…lasciai Roma e mi congedai da Matteotti, come da altri amici più intimi. Ci lasciammo commossi. Pareva che dal profondo sub-cosciente di noi salisse l’avvertimento che non ci saremmo più visti. A Caracas, in un accecante mattino tropicale, mi percosse – come una sventura familiare – la notizia della sua "scomparsa". In casa mia, ove rientrai precipitosamente con lo sgomento del cuore, lo piangemmo subito per morto. Conoscevamo lui, sapevamo la ferocia dei mandati e dei sicari che lo avevano "prelevato". Venne costituito nella Capitale argentina il Circolo di studi sociali e ricreazione "Giacomo Matteotti" fra i socialisti unitari. L’articolo 2 dello statuto sociale, recita: "Scopo del Circolo è di mantenere vivo fra i socialisti unitari residenti in Buenos Aires, il sentimento del dovere di solidarietà verso i propri connazionali assistendoli moralmente con consigli e per facilitar loro la ricerca di occupazione. Il Circolo si porrà a contatto con gli elementi connazionali a mezzo conferenze educative ed istruttive, di trattenimenti ricreativi e con propaganda degli ideali socialisti". L’articolo 3 è il seguente: "Il circolo si manterrà in corrispondenza con la direzione del Partito Socialista Unitario in Italia mettendosi a sua disposizione per la propaganda locale e per quanto possa ritenersi utile all’attuazione del programma". Purtroppo i propositi di cui all’articolo terzo dello Statuto, avrà poca durata, infatti con le leggi eccezionali il fascismo diventò regime e con la cessazione della libertà, calò in Italia la notte della dittatura. Il Circolo "Giacomo Matteotti" – così si legge nel citato numero unico del 1925, scese fra i lavoratori italiani in Argentina per portare le parole del martire socialista che voleva fosse per gli umili da redimere, Egli che tutto diede per noi, contadini e operai, e che non disperò mai della nostra capacità d’emanciparci, così come non si stancò mai di lottare, avrà in noi prosecutori tanto modesti quanto devoti e fedeli al suo verbo d’amore e di giustizia. Attraverso una sottoscrizione fra lavoratori e compagni, venne realizzato un busto in bronzo di Giacomo Matteotti (vedi foto) pregevole opera dello scultore e deputato socialista, Gaetano Zirardini, che venne installato nella sede del Circolo, in Calle Azcuénaga n. 252, di Buenos Aires. Ciò che a quel tempo non fu possibile in Italia, per volontà di esiliati e di emigrati italiani nella Repubblica Argentina, Giacomo Matteotti ebbe il bronzeo ricordo dell’imperitura riconoscenza proletaria.

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