Gli anarchici nel Matese nel 1877

04 agosto 2004

di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - anno 4 - numero 33 - 16 settembre 2001

Il 3 aprile 1877, arrivarono a San Lupo (Benevento) due strani ed eleganti signori inglesi (un distinto signore dalla fluente barba castana ed una bionda e pallida signorina dagli occhi verdi) che presero in affitto una casa, nota col nome di Taverna Jacobelli. Con loro c’era altra gente: un segretario interprete, un cuoco, un cameriere. Alla "Taverna" furono scaricate pesanti casse. La moglie dell’inglese, rimasta a Napoli e la bionda cognata dagli occhi verdi, erano ammalate di tisi per cui i medici avevano prescritto un cambiamento d’aria. A San Lupo si parlava di questi forestieri e nessuno metteva in dubbio la loro identità ed i motivi della loro presenza. Invece da Napoli, la polizia seguiva le mosse di questi forestieri, informatissima; si sapeva che doveva scoppiare, in quella zona, un moto rivoluzionario che doveva trascinare alla rivolta le masse contadine. Ma, allora, chi erano questi forestieri? Il distinto signore inglese era Carlo Cafiero, un nobile di Barletta che aveva esperienze d’alto livello per il lavoro svolto nella Internazionale, prima con Engels, poi con Michele Bakunin. Cafiero consumò tutto il patrimonio ereditato, per le imprese anarchiche. La bionda e pallida signorina era la compagna russa dell’esule nikilista russo Stepnjak. Il segretario-interprete altri non era che Errico Malatesta, l’ardente agitatore ventiquattrenne di S. Maria Capua Vetere (Caserta). Tra il personale di servizio, figurava l’ex garibaldino Pietro Cesare Ceccarelli, un teorico della guerriglia ed Antonio Cornacchia, detto "Bavaresa", anch’egli ex garibaldino, muratore quarantenne di Imola, che nel 1874 aveva partecipato al tentativo insurrezionale di Bologna. Naturalmente le pesanti casse contenevano armi, viveri ed equipaggiamento. Questi internazionalisti erano i seguaci di Michele Bakunin, il noto agitatore russo, esule in Svizzera, che aveva rotto con il Consiglio generale dell’Internazionale, diretto da Marx ed Engels. Tale scontro avrà una notevole influenza fra gli internazionalisti italiani ma, questo aspetto lo tratteremo in un altro capitolo. Bakunin sosteneva che: "…dobbiamo fare senza posa dei tentativi rivoluzionari, anche se dovessimo essere battuti e messi completamente in rotta, una, due, dieci, venti volte; ma se la ventunesima il popolo ci appoggia e prende parte alla nostra iniziativa, noi saremo ripagati di tutti i sacrifici che avremo sopportato". Era quindi la teorizzazione della "propaganda del fatto" che costituiva un punto fermo dell’anarchismo. Essa significava: insurrezione; il tentativo continuo anche senza speranza di successo; l’agitazione perenne. Cafiero e Malatesta erano fedeli a questa idea ed alla necessità di un nuovo tentativo insurrezionale da fare nel sud d’Italia. La scelta cadde sul massiccio del Matese. Un conoscitore della zona, abitante a Maddaloni, assicurò agli internazionalisti l’appoggio di contadini e pastori della zona. Ma costui, oltre a collaborare col Malatesta, collaborava anche con la polizia, alla quale fornì preziose notizie sulle mosse e sulle intenzioni degli internazionalisti. A San Lupo avvenne uno scontro a fuoco con una pattuglia di carabinieri il che, con gran disappunto delle autorità, fece fallire l’operazione sorpresa. Il 5 aprile 1877, la banda degli internazionalisti, composta da 26 elementi, credendosi circondata, si mise in marcia verso il Nord. A Salopaca,a Pontelandolfo, a Napoli e a Roma, vennero operati molti arresti. Nella capitale vennero arrestati, nei pressi di Ponte Mollo (vedi l’illustrazione) nove internazionalisti mentre si accingevano, probabilmente, ad iniziare nella campagna romana un movimento analogo. La polizia trovò nella Taverna Jacobelli di San Lupo, fucili, viveri, carte topografiche ed altre cose. La "banda" continuò la sua marcia fra i monti. All’alba dell’8 aprile, arrivò all’abitato di Letino, piccolo paese a mille metri di quota, mentre era in corso una riunione del Consiglio comunale. Gli internazionalisti irruppero nella sala dichiarando che si trattava di una rivoluzione e che Vittorio Emanuele II era decaduto, presero il ritratto del re e lo ridussero in brandelli. Poi, delle carte dell’archivio municipale, attestazioni di proprietà, registri delle tasse, di leva, del catasto, venne fatto, in piazza, un gran falò. Vennero anche guastati i contagiri dei mulini per l’odiosa tassa sul macinato. La folla esultante si accalcò in piazza e salutò con entusiasmo gli internazionalisti che spazzarono via tutti quei malanni che lo Stato unitario aveva provocato. Per la prima volta in Italia venne proclamata a Letino una repubblica comunarda; per la prima volta dall’unità d’Italia venne dichiarata decaduta, con atto pubblico, la monarchia sabauda. "Soltanto il popolo è sovrano" disse un rivoluzionario. La seconda tappa fu la vicina località di Gallo, ove si ripeterono le stesse azioni di Letino. Nel frattempo la "Banda" incontrò un nemico assai insidioso: il maltempo. I paesi attorno erano occupati dalle truppe. Il 12 aprile, in una masseria sopra Letino, le truppe sorpresero e catturarono la "banda" che era fisicamente sfinita e che non oppose resistenza. L’8 gennaio 1878, morì Vittorio Emanuele II, per cui venne promulgata un’amnistia che estinse quasi tutti i reati imputati agli internazionalisti. Nell’agosto 1878 alle Assise di Benevento, si svolse il processo per la morte del carabiniere ferito nella sparatoria ma deceduto per altre cause sopravvenute, per cui fu completa l’assoluzione degli imputati. La "banda del Matese" si disperse, poi, nel 1879 venne la famosa lettera "agli amici di Romagna" di Andrea Costa, che segnò, con la sua conversione al socialismo evoluzionistico e legalitario, una volta assai importante nella storia del movimento operaio italiano. Si arriverà poi alla costituzione, a Genova nel 1892, del primo partito dei lavoratori, dove ancor più netto si fece il distacco dalle concezioni anarchiche. Purtuttavia essi appartengono alla storia del movimento operaio in Italia. Anche considerando la diversità della loro ideologia sono anche loro dei precursori del socialismo. La concezione libertaria ancor oggi presente nella sinistra italiana è, forse, quanto di vivo è rimasto del vecchio internazionalismo.

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