Betti Francesco: pioniere del socialismo apuano

04 agosto 2004

di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - 26 gennaio 2003 - anno 6 - numero 04

Intorno alla figura di Francesco Betti (nella foto) e sul socialismo apuano, si svolse a Massa nel 1981 un convegno, del quale gli atti vennero pubblicati in un volume (Vallecchi editore 1985). Su tale convegno, lo storico Gaetano Arfé, nella prefazione scrisse fra l’altro: "… il Convegno di Massa pur nella spontaneità, forse, anzi, si potrebbe dire, proprio per essa, innestandosi di pieno diritto in un filone storiografico dalle lunghe e travagliate vicende diventa esso stesso episodio di questa storia, si presenta come conferma della vitalità dei nostri studi, e al tempo stesso come stimolo al ripensamento dei bilanci critici che di volta in volta ne sono stati fatti". Ho potuto tracciare un profilo di Francesco Betti, grazie alle note biografiche curate da Paolo Corchia e pubblicate nel citato volume. Francesco Betti nacque a Massa il 18 ottobre 1870, a ventitré anni si iscrisse al partito socialista, subito dopo la sua costituzione. Il padre era un esponente moderato e presidente della deputazione provinciale. Betti completò gli studi universitari laureandosi in giurisprudenza. Nel 1901 lo troviamo tra i redattori de "la battaglia", organo della Federazione provinciale socialista, cui presto ne diverrà il direttore responsabile. Sotto la sua direzione il giornale ebbe un alta diffusione ed un orientamento intransigente.

Betti affiancò a "La battaglia", nel 1903, un altro periodico "La scintilla", organo dei socialisti di Massa. Probabilmente, il vero motivo del secondo giornale fu il contrasto sorto fra la Federazione Provinciale socialista e i militanti di Massa, i quali per le elezioni politiche del 1903, non condivisero l’indirizzo antirepubblicano e antianarchico del prof. Antonio Piccarolo, candidato ufficiale del Psi in quella zona. Francesco Betti ebbe parte attivissima nella vita politica di Massa e in quella della vicina Carrara. Fu ininterrottamente eletto consigliere comunale di Massa dal 1902 alla morte e nel 1908 venne eletto anche consigliere provinciale. Al Congresso nazionale del Psi del 1904 (Bologna), Betti chiese all’assemblea, anche a nome di 145 delegati, di affrontare la questione della massoneria e dell’intralcio che rappresentava nell’azione del partito. La proposta venne accolta, ma non fu discussa per mancanza di tempo, solo nel 1914 (Congresso di Ancona) si sarebbe giunti ad affermare l’incompatibilità tra l’appartenenza al partito e alla massoneria. Nel 1906 i socialisti ed i repubblicani conquistarono la maggioranza nel Consiglio comunale di Massa e Marcello Betti (fratello di Francesco) venne eletto sindaco.

Tra gli impegni di carattere amministrativo di Francesco Betti, va ricordato come presidente del Consiglio granario provinciale, che diventerà un organismo assai importante durante la prima guerra mondiale. Poi fu vice presidente della Deputazione provinciale, consigliere della congregazione di carità e della Giunta amministrativa delle scuole medie. Infine, a partire dal 1915 fu pro-sindaco di Massa, esercitando praticamente le funzioni di sindaco, fino allo scioglimento del Consiglio comunale avvenuto nel 1919. Per questa sua attività negli Enti Locali, venne chiamato a far parte del Consiglio Direttivo della Lega dei comuni socialisti, assieme a uomini prestigiosi del socialismo italiano, come Giacomo Matteotti, Zanardi e Caldara.

Già nel 1909 l’alleanza amministrativa fra repubblicani e socialisti andò in crisi per via del contributo, proposto dai socialisti, alla Camera del Lavoro di Massa. Nelle elezioni amministrative del 1912 entrarono nel Consiglio comunale di Massa 16 consiglieri socialisti, perciò fu possibile dar vita a una Giunta monocolore del Psi.

La maggioranza socialista (32 consiglieri su 40) fu confermata anche con le elezioni del 1914. In questo periodo il Betti divenne capo gruppo Psi e la nuova amministrazione cercò di venire incontro alle esigenze della popolazione durante il difficile periodo della guerra e di fronte alla completa latitanza del governo, dovette fronteggiare le particolari condizioni cui versava l’economia della provincia, duramente provata dalla chiusura, per cause della guerra, del mercato del marmo. Come presidente del Consiglio granario, Betti si impegnò all’opera di approvvigionamento e di rifornimento di viveri alla popolazione. Con il terribile inverno del 1917, scoppiarono diverse manifestazioni femminili contro la guerra ed il caroviveri. La valida opera di mediazione di Betti impedì che le autorità governative adottassero la linea della repressione violenta delle agitazioni. Terminata la guerra, Betti continuò la sua opera alla testa del socialismo massese. Prese parte al Congresso nazionale di Bologna (1919) e si schierò con la frazione massimalista elezionista, poco tempo dopo venne eletto deputato nella Circoscrizione Lucca-Massa e Carrara. La sua città natale gli attribuì circa 5000 voti, un vero plebiscito a riconoscimento della sua saggia opera di amministratore e dirigente politico.

Francesco Betti, non aveva ancora cinquant’anni e quello che venne considerato il padre del socialismo apuano, il fondatore della Cdl di Massa, l’uomo che aveva tratto della forte e coerente politica la forza per le sue coraggiose scelte, moriva improvvisamente a Massa il 5 febbraio 1920.

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