Bartolini: fedele militante socialista, capace amministratore

04 agosto 2004

di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - anno 4 - numero 47 - 23 dicembre 2001

Incontrai per la prima volta l’avv. Arnoldo Bartolini al 35° congresso nazionale del Psi, che si svolse a Roma Eur dal 25 al 29 ottobre 1963. Ebbi, in quella occasione, l’incarico dalla Direzione del Partito di responsabile del servizio d’ordine del Congresso stesso.
Bartolini era delegato al Congresso della Federazione bolognese del Psi e aveva aderito al gruppo pertiniano "Unità del Partito". Ricordo questo incontro e l'immediata simpatia che tale avvocato di Bologna che era anche Presidente dell’Istituto ortopedico Rizzoli, ispirava. Aveva, stampato sulle labbra, un costante sorriso che illuminava il suo viso di uomo leale; parlava pacatamente, mai l’ho sentito inveire contro qualcuno.
Erano gli anni in cui il Psi stava cambiando e, dopo Venezia (1957) erano sorte le correnti. La vita interna era difficile e non sempre certi atteggiamenti potevano definirsi "nobile ricerca della dialettica interna". Quando Bartolini intervenne nel dibattito congressuale, fra l’altro disse: "…Noi siamo per un problema solo, quello di costruire attorno all’unità del partito, uno strumento di efficacia, di lotta di classe per i lavoratori italiani. Noi siamo cioè per cambiare un po'di cose all’interno del nostro partito, per ritornare a un metodo antico, che in fondo è il metodo più efficace della lotta di classe.
Le correnti, secondo noi, non costituiscono il problema reale del dibattito e del raffronto delle idee; le correnti sono nate come un fatto strumentale, sono servite strumentalmente per affermare e per raggiungere posizioni all’interno del partito; molte volte ciò è avvenuto, indipendentemente da quello che poteva essere la reale validità delle tesi politiche che le correnti portavano avanti". Era chiaro che la preoccupazione dominante era la salvaguardia dell’unità del partito e del superamento delle acute divisioni interne. Era il nobile e generoso tentativo di Sandro Pertini, sia pure inascoltato, che tentò di fare per la vita del Psi. E, visto come sono andate poi le cose, aveva perfettamente ragione ad insistere a costruire una base d’insieme per l’unità del Psi.
Le posizioni di Sandro Pertini furono validamente sostenute da Arnaldo Bartolini, che era ormai diventato il numero due di tale posizione ma che di Pertini era anche amico personale.
Ed insieme all’eroe della Resistenza, Bartolini venne eletto nel Comitato Centrale del Psi, unici rappresentanti di "Unità Socialista".
In tal modo ebbi occasione di ritrovarmi con Bartolini in successivi Congressi e nelle riunioni di Comitato Centrale. Arnaldo Bartolini era nato a Cesena il 1° febbraio 1921. Nell’immediato dopoguerra lo troviamo fra i dirigenti nazionali della Federazione Giovanile socialista, assieme ai compagni Formica, Matteo e Giancarlo Matteotti, Solari ed altri. Dal 1946 al ’48, come dirigente sindacale, fece parte della segreteria del sindacato zuccherieri. Fu collaboratore dell’"Avanti!" e del "Lavoro" di Genova e, per lungo tempo, consulente del Patronato Inca-Cgil di Bologna. Negli anni ’60 fu consigliere comunale a San Lazzaro di Savena e dal 1969 al 1970, consigliere comunale di Bologna.

Dal 1962 al ’76 ricoprì l’incarico di Presidente dell’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna e, da sempre, componente il Comitato direttivo della Federazione socialista bolognese. Oltre a membro del Comitato Centrale, Bartolini quale componente della Commissione nazionale della Sanità del Psi, venne impegnato a dare il suo contributo alla realizzazione del servizio sanitario nazionale il quale, superando le vecchie mutue, potesse garantire con la legge 833 il diritto alla salute per i cittadini italiani.
Arnaldo Bartolini, nei suoi vari incarichi politici ed amministrativi, ha sempre portato avanti, con coerenza e capacità, gli ideali e i valori del socialismo riformista.
Dopo lo scioglimento del Psi è stato fra i soci fondatori dei Socialisti Italiani; iscritto allo Sdi ricopriva attualmente, l’incarico di membro del Comitato direttivo regionale Emilia-Romagna del partito. Bartolini è morto in una giornata di novembre 2001 e la sua scomparsa ha addolorato profondamente i socialisti bolognesi.
Del compagno e amico scomparso, mi rimane vivo il ricordo della sua modestia, del suo tratto signorile e del suo sorriso, ma, soprattutto, della sua sconfinata fede nel socialismo.

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