UN PUNTO DI VISTA SULLA CITTA’ METROPOLITANA di Alberto Bortolotti

26 agosto 2016

UN PUNTO DI VISTA SULLA CITTA’ METROPOLITANA di Alberto Bortolotti

Il 7 aprile 2014, è stato approvato il decreto Delrio recante le “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni” che ne disciplina l’istituzione in sostituzione alle province.
Nonostante la vaghezza di contenuti, questa riforma ci dà l’occasione di spezzare l’accentramento di potere, consolidato in questi anni dal centralismo romano. Infatti, oltre a formalizzare l’esistenza delle14 città metropolitane italiane, questa legge ci fornisce il pretesto per trasformare il rapporto Stato-Comuni. Dovremmo iniziare a fare un ragionamento federalista sia alla luce del pensiero di Carlo Cattaneo sia in merito alla nostra “identità comunale”. Infatti, i nostri principati si costituirono intorno ai grandi comuni italiani (Roma, Milano, Napoli, Firenze, Venezia ecc).
Il civismo nasce dalla prospettiva di partire dal cittadino, dal suo punto di vista, ciò significa che quest’ultimo deve essere coinvolto veramente nel controllo della città.
Noi dovremmo quindi, come Lista Civica nata da un progetto municipale, fare in modo che la Città Metropolitana acquisti sempre più poteri, poiché attualmente è un ente che ha solo sostituito geograficamente e politicamente la Provincia.
Alla Città Metropolitana spetterebbe molto di più, dovrebbe essere infatti un ente capace di interloquire direttamente con il Governo, scavalcando Regione. Solo allora, la riforma amministrativa apporterebbe un sostanziale cambiamento. La Città Metropolitana è il punto di partenza del nostro progetto politico, poiché il civismo affonda le sue radici in questo tipo di istituzione. Infatti, dove nasce il concetto di senso civico? Nella Polis, il primo esempio al mondo di Città Metropolitana. Cos’è una metropoli se non una città talmente importante da riuscire a far gravitare intorno al proprio centro una rete di agglomerazioni urbane?
Oggigiorno, ci sono nel mondo molte città metropolitane. Vorrei soffermarmi su un esempio singolare, quello di un grande paese, leader mondiale nella produzione, il quale, pur con le sue contraddizioni, ha moltissimo da insegnarci, la Cina. Dagli inizi degli anni ’90, il Governo cinese ha deciso di dar luogo ad una grande riforma strutturale della governance statale.
Nonostante il Partito Comunista Cinese controlli le nomine dei dirigenti e le cariche istituzionali, con le riforme di fine ‘900, ha slegato dal suo controllo diretto le 4 maggiori capitali del paese, chiamate “porti commerciali”, conferendogli poteri “speciali”. Mi riferisco alle grandi metropoli di Pechino, Shanghai (capitale economica e città più popolosa del mondo, più di 30 milioni di abitanti), Guangzhou e Macao. Queste 4 città hanno grande autonomia decisionale su molti settori, dalla produzione ai trasporti.
Questa scelta politica deriva dall’estremo pragmatismo cinese, nasce dalla necessità di gestire un grande numero di abitanti. Il sistema attuato ha permesso di agire in modo snello semplificando la burocrazia e fornendo un supporto reale ai cittadini. Nel 2010, Shanghai ha ospitato l’EXPO e le politiche inerenti l’evento sono state gestite in modo autonomo dalla Municipalità. Forse nel 2015 avremmo potuto gestire meglio l’evento senza la presenza della Regione Lombardia?
Nell’ultimo decennio, i grandi urbanisti mondiali hanno iniziato a parlare di Smart Cities (“città intelligenti”).Tuttavia, prima di affrontare la partita bisognerebbe rendere smart le città, costruendo davvero le Città Metropolitane. Solo una volta costituite quest’ultime potremmo veramente renderle Smart Cities.

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