31 ottobre 2002 - «Battezzeremo la nuova Europa a Roma» di Claudio Lindner

31 ottobre 2002

Il piano di Giscard. E Berlusconi promette appoggio incondizionato al lavoro della Convenzione.
L'ex capo dello Stato francese presenta l'ossatura della costituzione per l'allargamento -

ROMA - Il governo italiano dà carta bianca sulla Convenzione al presidente Valéry Giscard d'Estaing e al suo vice Giuliano Amato. «Non abbiamo intenzione di proporre nostre soluzioni ultimative - ha detto ieri Silvio Berlusconi nel corso di una breve conferenza stampa assieme a Gianfranco Fini e agli stessi Giscard e Amato - perché la nuova Europa deve essere fatta in modo che piaccia a tutti i membri». Il presidente del Consiglio da un lato evita di entrare nel merito o di prendere posizione sulle singole questioni aperte della futura Costituzione e dall' altro lancia un segnale di disponibilità in un momento di tensioni ad alto livello europeo, tra Francia e Gran Bretagna. La visita di Giscard a Roma (oggi incontrerà il Papa e Carlo Azeglio Ciampi) casca due giorni dopo la presentazione a Bruxelles dello «scheletro» di Costituzione europea («direi ossatura» ha commentato Amato) che d'ora in avanti andrà riempita di contenuti nel corso di un dibattito che si presenta tutt'altro che facile. Berlusconi si è limitato a ricordare quanto l'Italia sia un «Paese che ha ambizioni europee da sempre» e ha espresso l'«orgoglio» di avere in Amato un protagonista dei lavori della Convenzione. E' toccato a Giscard spiegare come vede l'Europa del futuro, prima davanti ai giornalisti e poi durante una conferenza guidata dal presidente del Senato, Marcello Pera, nella Sala Zuccari. Ha ribadito di preferire, tra le quattro definizioni in discussione, quella di «Europa unita», ha indicato la necessità di un forte coinvolgimento dei parlamenti nazionali ma anche la possibilità di istituire un «Congresso dei popoli d'Europa» (organismo misto di parlamentari nazionali ed europei), ha sottolineato uno dei temi che provocherà probabilmente le maggiori lacerazioni tra Paesi grandi e piccoli, la nomina di un presidente del Consiglio per un periodo ben più lungo dell'attuale, che prevede una rotazione ogni sei mesi. Si parla di due anni e mezzo o di cinque anni. Ma la proposta, che ha sollecitato più domande e osservazioni, anche critiche, è quella di «un vero e proprio ministro degli Affari Esteri europeo», che presiederà il consiglio di colleghi, «disporrà di un margine di iniziativa e, nell'esprimere la posizione dell'Unione, darà l'immagine di un'Europa forte, responsabile e solidale». Giulio Andreotti si è chiesto se effettivamente esista una politica estera comune, Giorgio Napolitano ha messo in discussione ruolo e collocamento del Superministro, Giorgio La Malfa ha sottolineato i rischi di una «scomparsa» della Commissione europea. Giscard se l'è cavata rispondendo che i dettagli devono essere ancora studiati. Ha però sostenuto la necessità di eliminare il vincolo delle decisioni all'unanimità e di optare per la «maggioranza qualificata, con una clausola di astensione costruttiva». Infine la preoccupazione per i tempi «molto stretti» del lavoro e l'auspicio che «la Conferenza si concluda a Roma, 50 anni dopo il primo Trattato». Sotto la presidenza di turno italiana che inizia nel giugno 2003. Se Giscard lo spera, Berlusconi lo sogna. Claudio Lindner

Corriere della Sera

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