14 aprile 2002 - CONGRESSO NAZIONALE DI GENOVA - Testo del Documento politico presentato da più di 100 delegati e illustrato da Roberto Biscardini

14 aprile 2002

DOCUMENTO POLITICO
Presentato dai delegati e recepito dal Congresso dopo le conclusioni di Enrico Boselli.
Genova – 2° Congresso Nazionale SDI
Illustrato da Roberto Biscardini nella seduta del 14 aprile 2002

L’esperienza politica ed organizzativa dello SDI ha contribuito in modo decisivo, in questi ultimi anni, a mantenere viva la presenza socialista nel nostro Paese; quindi, anche per merito nostro, i ripetuti tentativi di cancellare la cultura del socialismo riformista sono stati sconfitti.
Ma adesso siamo in una fase nuova; possiamo considerare finita la fase nella quale abbiamo testimoniato una tradizione e il partito può puntare più in alto.
Con più coraggio che nel passato, fuori dalla logica dei soli tatticismi, è possibile un salto di qualità. Il partito può liberare tutte le sue potenzialità per definire una prospettiva chiara e un nuovo progetto politico.

Noi proponiamo che lo SDI si faccia promotore, con chi ci sta, della nascita di un nuovo partito socialista, riformista e socialdemocratico che unifichi tutte le famiglie della sinistra laica e liberale.
Un grande partito socialdemocratico di tipo europeo nel solco della tradizione del riformismo italiano, che consenta a tutti coloro che si riconoscono nei valori di giustizia sociale e di libertà di stare insieme, senza distinzione, ognuno con la propria storia e i propri riferimenti politici e culturali.
Un partito che avvii il processo di unità delle forze riformiste e capace di interpretare i fermenti provenienti anche dai movimenti di protesta presenti nella società.
Un partito che ha il coraggio di ripartire dal progetto di Unità Socialista con la fiducia che ciò che non fu possibile all’inizio degli anni ’90 può essere possibile oggi.
Un partito profondamente laico che crede nei valori fondamentali della laicità dello Stato, in grado di ristrutturare la sinistra italiana, di affrontare la sua crisi e di dar vita ad una sinistra “decente”, che si lasci alle spalle gli arnesi del marxismo, il vizio dell’autosufficienza ed infallibilità, il disprezzo per l’avversario e quel “purismo morale” che caratterizza ancora la cultura post comunista per cui la colpa è sempre degli altri.
Anche se in questo momento in Italia non sembra esserci un vento favorevole che spira in questa direzione a causa soprattutto dei ritardi del partito dei Ds che, nonostante il congresso di Pesaro, rischia di essere risucchiato su una posizione massimalista e dal riorganizzarsi con la Margherita post democristiana, non è certo per noi il momento di annacquare la nostra identità socialista dentro generiche formazioni riformiste.
Per questo la proposta che va sotto il nome di “casa dei riformisti” non può essere considerata sufficiente a definire i contorni politici di una nuova prospettiva del socialismo italiano e non può rappresentare la sintesi di una proposta per il rilancio di un’iniziativa liberale e socialista anche nel nostro Paese.
Oggi non basta essere riformisti perché riformisti sono tutti; anzi, sono ben chiari i contorni del riformismo di destra, mentre appare debole il riformismo socialista.

Proponiamo la nascita di un nuovo partito socialista perché siamo assolutamente convinti che questo spazio non è né chiuso, né morto, né occupato: è uno spazio da ricostruire in una Italia in cui il paradosso è che si agitano i massimalisti ma non c’è ancora un nuovo partito di ispirazione socialdemocratica; una nuova formazione politica da costruire nei prossimi due anni affinché si possa presentare con il proprio simbolo alle elezioni europee del 2004.
D’altra parte solo la nascita di un nuovo partito socialista, riformista e liberale potrebbe rendere credibile e vincente l’intera coalizione di centrosinistra con l’obiettivo di battere il centrodestra alle elezioni regionali del 2005 e alle elezioni politiche del 2006.
Così come in Europa le alleanze politiche ed elettorali sono costruite intorno a dei grandi partiti socialdemocratici così anche l’Italia sarà un paese normale ed europeo quando avrà un grande partito socialdemocratico e liberale come forza alternativa alla destra ed ai conservatori.

In nostro è un progetto ambizioso che richiede una grande volontà ed un grande entusiasmo; è contro la rassegnazione della sconfitta e contro la sindrome dell’essere troppo piccoli.
Crediamo anzi che non sia vietato ad un piccolo partito come il nostro di costruire un grande progetto, facendo leva sulla nostra salda tradizione e sulla nostra capacità di elaborare proposte di riforma per affrontare con concretezza e non ideologicamente i nuovi problemi della società.
Contro il conservatorismo, contro il massimalismo e contro il populismo i socialisti devono sapere affrontare in modo nuovo i temi della grande questione internazionale e le grandi questioni sociali, del lavoro, dell’efficienza dello stato, dell’efficienza dei servizi, della sanità, dell’assistenza, dell’istruzione e della formazione facendo della libertà dell’insegnamento, che caratterizza il sistema pubblico, un punto di riferimento irrinunciabile.
In questo Congresso e in quello nazionale di Genova in gioco ci sono le sorti della questione socialista e contemporaneamente la capacità, insieme alle altre forze laiche, liberali e riformiste, di mettere un freno a quell’ondata antipolitica che, sostenuta dalla rivoluzione giustizialista, ci ha già regalato Berlusconi, che dal giustizialismo ha guadagnato più di altri. Un freno a quell’ondata antipolitica che ci ha dato una repubblica in cui, non il regime, ma l’emergenza democratica e l’emergenza sociale possono ormai chiaramente saldarsi.

Nenni ci ha insegnato di non arrendersi mai e noi nel limite del possibile vorremmo seguire il suo insegnamento.

Seguono le firme dei delegati.



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