11.12.1999 – CONGRESSO NAZIONALE SDI – FIUGGI –Sintesi dell’intervento di Roberto BISCARDINI

01 gennaio 2000

Questo Congresso ha di fronte a se due obiettivi principali: il rilancio della questione socialista e le sorti della coalizione di centrosinistra.
La questione socialista, ormai è chiaro, non è solo più un problema nostro. Essa riguarda il Paese perché senza i socialisti e con questo bipolarismo non ci saranno riforme vere e riforme riformiste e senza queste riforme il Paese non migliorerà.
La questione socialista è intimamente legata alla crisi della sinistra, debole elettoralmente, divisa politicamente e confusa culturalmente.
Rilanciare la questione socialista e l’iniziativa riformista significa riproporre una politica per offrire a tutti uguali opportunità e libertà uguali. Un nuovo programma di lotta alle nuove esclusioni come soluzione moderna per esprimere appieno le nostre più antiche tradizioni. Ma questa posizione non ha nulla a che vedere con la cultura con la quale oggi la sinistra si esprime. Non ha nulla a che vedere con quella sinistra che rincorre la destra, il liberismo, la logica del mercato e le facili privatizzazioni. Non ha nulla a che vedere con la sinistra statalista della Bindi e di Bertinotti e non ha nulla a che vedere con un modello socialdemocratico chiaramente insufficiente, che al meglio organizza diseguali ma non costruisce uguali opportunità per tutti.
In Italia, diversamente dall’Europa, la questione socialista si identifica inoltre con il dramma che abbiamo conosciuto dal 1992 con la distruzione del vecchio PSI. E’ intimamente legata e inscindibile dalla vicenda Craxi, che è essa stessa una questione non solo umanitaria e giudiziaria ma chiaramente politica.
Anche per questa ragione ho ritenuto come segretario dei socialisti lombardi di scendere in piazza il 7 dicembre davanti alla Scala di Milano insieme ad altri compagni, insieme a Bobo e Stefania Craxi per rafforzare la richiesta per l’istituzione della Commissione d’Inchiesta su tangentopoli.
Infatti la questione socialista si risolverà in Italia quando ci sarà più giustizia e sarà ripristinata la verità. Quando saranno risarcite le umiliazioni subite senza distinzione da tutti i socialisti e saranno risarciti almeno sul piano morale i danni che milioni di socialisti hanno subito nei luoghi di lavoro anche sul piano materiale.
Contro i socialisti è stata messa in campo una criminalizzazione che non ha precedenti nella storia democratica di questo Paese, non degna di un Paese che vorrebbe essere civile. Sul piano politico la riabilitazione dei socialisti, al di là delle belle parole, avverrà solo quando tutti coloro, che hanno utilizzato tangentopoli per candidarsi alla guida di questo Paese, sapranno rivalutare l’esperienza positiva dei Governi di centrosinistra compreso quello presieduto da Bettino Craxi e quando avranno il coraggio di ammettere che il distacco dei cittadini dalla politca e la disaffezione al voto non è causa della malvagità della Prima Repubblica ma del fallimento della Seconda.
Il secondo tema riguarda la necessità di rilanciare l’ipotesi di un nuovo centrosinistra per aprire nel Paese una fase nuova. E’ un’esigenza obbligata dalla necessità di non far vincere il centrodestra e di superare i limiti di un’azione di Governo giudicata ormai da tutti estremamente debole.
Questo centrosinistra non è in grado di affrontare i problemi di sviluppo del sud e non è in grado di cogliere le esigenze di trasformazioni esistenti al nord.
Non è in grado di affrontare nè la questione meridionale né quella settentrionale, in un’area del Paese in cui la situazione politica è peraltro molto particolare.
Al nord il centrosinistra è debole, la maggioranza di centrosinistra nazionale non ha alcun appeal presso un elettorato che sente venir meno i livelli del suo vecchio sviluppo, la politica del governo non aiuta il nord e se il centrosinistra in queste regioni proseguisse la sua curva discendente, già conosciuta alle europee, trascinerebbe tutto il Paese verso la sconfitta. Se le coalizioni di centrosinistra al nord non si distaccano in modo netto dalla politica del centrosinistra nazionale perderanno sonoramente e se non si distaccheranno dall’Ulivo, riscoprendo i valori della cultura regionalista e federalista insieme a quella laica e liberale, sono destinate ad essere nuovamente battute dai partiti del centrodestra.
Oggi al nord sta accadendo esattamente quello che accadeva al sud alcuni decenni fa.
Il sud è diventato quello che è perché non ci fu allora una politica capace di valorizzare le risorse umane, obbligò i giovani all’emigrazione e non consentì ai cervelli migliori di dare un contributo allo sviluppo della propria terra.
Oggi sta accadendo la stessa cosa per i migliori giovani del nord, che se ne vanno via, se ne vanno all’estero e se il nord continua a perdere le proprie intelligenze non c’è più molto da sperare.
Altro che far ripartire la coalizione, come ha chiesto oggi qui al nostro Congresso Walter Veltroni. Ma di quale coalizione stiamo parlando? Se una coalizione di centrosinistra non è in grado di accettare più identità e nello stesso tempo si tende a ridurre tutto ad una cosa sola, questa coalizione non cresce e i socialisti fanno fatica a starci dentro.
Anche per questo penso che proprio dal nord può arrivare un contributo forte per promuovere una fase nuova della vita politica del Paese. Per cambiare questo centrosinistra in una nuova realtà non egemonizzata né dai Ds, né da nessun altro e nella quale la cultura del riformismo laico e cattolico abbia una sua identità.
Per questo il Trifoglio può rappresentare una realtà politica importante proprio partendo dal nord dove alle prossime elezioni regionali potrebbe presentare delle proprie liste.

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