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Bellah, Robert et al., The Good Society, New York 1991. Come Alan Wolfe, Bellali e i suoi collaboratori cercano un’alternativa comu-nitaristica allo stato e al mercato; come Wolfe tendono a criticare più il mercato che lo stato. Il programma comunitaristico, in que-sta versione, non è granché distinguibile dallo stato assistenziale.
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Bloom, Allan, The Closing of the American Mmd, New York 1987 [tr. it. La chiusura della mente americana, Frassinelli, Milano 1988]. Il libro che i liberali amano odiare. Merita più attenzione di quanta ne abbia ricevuta dalla sinistra accademica.
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Burns, Rex, Success in America: The Yeoman Dream and the Indu-strial Revolution, Amherst 1976. Contiene molto materiale di pri-ma mano che dimostra come nell’America del diciannovesimo se-colo l’opportunità non si identificava con la mobilità verticale.
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Chinoy, Elì, Automobile Workers and the American Dream, Garden City 1955. Sulle orme di Lloyd Warner, Chinoy identifica il sogno americano con la mobilità sociale.
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Cox, Harvey, The Secular City, New York 1965 Etr. it. La città secolare, Vallecchi, Firenze 1968]. Il vangelo sociale aggiornato, con una leggera sfumatura terapeutica.
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Dionne, E.J., Why Americans Hate Politics, New York 1991. Gli ame-ricani odiano la politica, conclude Dionne, perché tanto il sistema ideologico progressista quanto quello conservatore sono incapaci di affrontare i problemi che travagliano la vita quotidiana della gente. Né uno schieramento né l'altro rappresenta la volontà e l’elettorato. Invece di proporre una politica in grado di riflette-re la complessità dei problemi economici, sociali e morali che ci stanno di fronte, si chiede al pubblico di scegliere tra due ideolo-gie rivali, altrettanto astratte e prive di vitalità.
Edward, Jonathan, The Nature of True Virtue, Boston 1765. Forse il trattato morale più importante scritto da un americano. Merita numerose riletture.
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Gates Henry Louis Jr., Let Them Talk, in “New Republic”, 20-27 set-tembre 1993, pp. 37- 49. Una critica brillante e vigorosa, per la penna di una delle principali autorità della cultura nera, del movi-mento per la regolarizzazione del “linguaggio ostile” (hate speech), e delle sue radici intellettuali nella cosiddetta teoria critica della razza, che, testualizzando ogni cosa, sembra condannare non tan-to il razzismo quanto l’espressione del razzismo. Notando le affi-nità tra teoria razziale critica e la “fiorente industria della guari-gione”, Gates conclude che “al centro vitale del movimento con-tro il linguaggio ostile c’è la seducente visione dello stato terapeu-tico”. “Il paradigma guarigione/sopravvivenza del gruppo “ag-giunge Gates”, porta a una contraddizione imbarazzante. Ci si di-ce che le vittime del discorso razzista guariscono — cioè, hanno più forza — quando apprendono di ‘non essere sole’ nella loro su-bordinazione, ma di essere subordinate in quanto gruppo. Ma ci si dice anche che quello che rende particolarmente nocivo il di-scorso razzista è il fatto di ridurre i singoli a membri di un grup-po subordinato. Il riferimento alla subordinazione del gruppo non può essere al tempo stesso il veleno e l’antidoto.
Geertz, Clifford, Ideology as a Cultural System, in The Interpretation of Cultures, New York 1973. Secondo Geertz, le ideologie sono in-dispensabili, persino utili. La critica dell’ideologia si basa su una fiducia ingenua nella scienza, che promette esplicitamente di eli-minare tutte le tracce di pensiero ideologico. La polemica contro l’ideologia, quindi, ricorda da vicino la polemica positivista con-tro la religione. E anche la religione, va ricordato, ha smentito le predizioni di una sua rapida eliminazione.
Gleason, Philip, Minorities (Almost) All: The Minority Concept in American Social Thought, in “American Quarterly”, 43, 1991, pp. 392-424.
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Hanson, E Allan, Testing Testing: Social Consequences of the Exami-ned Life, Berkeley 1993. “I test di intelligenza si propongono, fra l’altro, di promuovere l’uguaglianza delle opportunità, ma capita spesso che i punteggi siano perfettamente correlati al livello dei redditi familiari: chi ha il punteggio maggiore dispone di un red-dito maggiore e chi ha un punteggio inferiore viene da una fami-glia con un reddito inferiore alla media.” In altre parole, il siste-ma dei test rafforza la distribuzione esistente della ricchezza e del potere, invece di promuovere una vera meritocrazia. Come molti altri, Hanson si limita ad attaccare i privilegi ereditari, senza chie-dersi se la meritocrazia non sia una soluzione ancora peggiore.
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—‘Dogmatic Wisdom: How the Culture Wars Have Misled America, New York 1994. Diversamente dalla maggior parte degli studi sull’educazione superiore, non limita la sua attenzione alle istitu-zioni di élite, anche se ha molto da dire sull’arroganza di quanti vi lavorano.
James, William, Varieties of Religious Experience, New York 1902 Etr.
it. Le varie forme dell’esperienza religiosa, Bocca, Torino 1904]. La più significativa delle opere di James e la più cara al suo cuore, quella che conferma l’osservazione secondo cui la religione era stata l’interesse centrale di tutta la sua vita. Collega i primi studi psicologici dell’autore con la successiva definizione della filosofia del pragmatismo. Chiunque conosca davvero Le varie forme non si lascerà più ingannare dall’apparente filisteismo della dichiara-zione jamesiana secondo cui le idee vanno giudicate secondo il loro “valore in contanti”.
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Jung, C.G., Modem Man in Search of a Soul, New York 1933. Come Freud, Jung non era soltanto uno psicoanalista, ma un moralista; ma la sua religiosità esoterica e gnostica non aveva nulla in co-mune con lo stoicismo freudiano. Jung credeva che rivolgendosi all’inconscio collettivo, a quel flusso di pensiero sotterraneo con-servato nella mitologia, nel folklore e nella saggezza cabalistica, l’uomo moderno potesse attingere al conforto della religione sen-za smettere di essere moderno.
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Krutch, Joseph Wood, The Modem Temper, New York 1929. Il lamen-to di Krutch sul disincanto moderno si fondava sul falso assunto che la religione offrisse un sistema morale completo ed esaustivo e che ciò rendesse possibile l’illusione consolatoria per cui l’uomo è al centro dell’universo.
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Mathanson, Donald L., Shame and Pride: Affect, Sex and the Birth of the Self, New York 1992. Un esempio tipico di secolarizzazione della vergogna, che qui è spogliata di tutte le sue associazioni mo-rali e religiose e ridotta a deficienza di autostima.
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—‘The Feeling Intellect: Selected Writings, a cura di Jonathan Imber, Chicago 1990. Certi temi fissi ricorrono in tutta l’opera di Rieff: il declino della religione, la sostituzione della visione religiosa del mondo con una visione terapeutica, la bancarotta intellettuale e morale di quest’ultima. Prima dell’Illuminismo, secondo Rieff, l’essenza della civiltà occidentale si incarnava materialmente e simbolicamente nella cattedrale; nel diciannovesimo secolo, nel palazzo del parlamento; oggi, nell’ospedale.
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Walsh, W.W., Pride, Shame and Responsibility, in “Philosophical Quarterly”, 20, 1970, pp. 1-13.
Warner, W. Lloyd, American Life: Dream and Reality, Chicago 1953, 1962. Gli studi di Warner sulla mobilità sociale hanno avuto mol-to seguito, contribuendo all’equivoco dell’identificazione tra mo-bilità e democrazia: un errore fatale, le cui ripercussioni sono di lunga portata.
- Meeker, Marcia e Eels, Kenneth, Social Classes in America, Chica-go 1949. Qui, come altrove, Warner avanza la tesi per cui “l’edu-cazione oggi compete con la mobilità economica [vale a dire, oc-cupazionale] per il ruolo di via maestra verso il successo... L’uo-mo mobile prudente deve prepararsi mediante l’educazione, se vuole raggiungere una posizione importante e fornire alla sua fa-miglia il denaro e il prestigio necessari per ottenere ‘il meglio del-la vita”’.
— et al., Democracy in Jonesville, New York 1949.
Weber, Max. Die protestantische Ethik und der Geist des Kapitalismus, 1904 [tr. it. L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, Sansoni, Firenze 1965].
Westbrook, Robert, John Dewey and American Democracy, Ithaca, 1991.
Whitman, Walt, Democratic Vistas, Washington 1871.
Wilde, Oscar, De Pro fundis, London 1905 [tr. it. Mondadori, Milano
1958].
- The Soul of Man under Socialism, in Intentions and the Soul of
Man, London 1911 [tr. it. L’anima dell’uomo sotto il socialismo,
Tea, Milano 1989].
Wolfe, Alan, Whoose Keeper? Social Science and Moral Obligation, Berkeley 1989. Cercando a tentoni un’alternativa tanto al mercato quanto al superstato, Wolfe cerca, non sempre con successo, di ri-portare a nuova vita il concetto di “società civile”.
Wood, Gordon 5., The Creation of American Republic 1776-1787, Chapel Hill 1968.
,The Radicalism of the American Revolution, New York, 1992.
Wriston, Walter, The Twilight of Sovereignity, New York 1992. “Coloro che partecipano pienamente all’economia dell’informazione ne traggono i massimi benefici ... Essi sentiranno una maggiore affi-nità sia verso gli altri conservazionalisti globali che verso i loro concittadini che non sono ancora inseriti nella conversazione glo-bale.”
Wurmser, Leon, The Mask of Shame, Baltimore 1981. Il migliore dei molti studi psicoanalitici sull’argomento.
Young, Michael, The Rise of the Meritocracy, London 1958, New York 1959 [tr. it. L’avvento della meritocrazia 1870-2053]. Questo ro-manzo antiutopistico resta ancora a tutt’oggi l’opera che meglio affronta un argomento stranamente trascurato e che meglio evi-denzia le profonde implicazioni antidemocratiche dell’ideale me-ritocratico.

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