UN APPELLO ALLE FORZE DEMOCRATICHE MILANESI di Fiorello Cortiana del 7 maggio 2021

07 maggio 2021

UN APPELLO ALLE FORZE DEMOCRATICHE MILANESI di Fiorello Cortiana del 7 maggio 2021

Ritrovarsi per una nuova politica milanese.

Questo mio è un appello rivolto alle forze che credono in una effettiva democrazia rappresentativa e esprimono una cultura di governo con competenze e voglia di avviare una vera conversione ecologica di Milano Città Metropolitana d’Europa.

Prologo

Gabriele Albertini nel comunicare il suo rifiuto a candidarsi ha precisato che: “Se fossi stato eletto, ecco il mio primo atto di sindaco di Milano: chiedere a Beppe Sala di entrare nella Giunta municipale come vicesindaco, magari accompagnato da alcuni assessori suggeriti da lui o dalle forze politiche responsabili che lo sostengono”. Beppe Sala ha risposto: “Lo ringrazio per le sue parole e la sua stima. È un gentiluomo e non lo scopriamo certamente oggi. Ora però mi attende una sfida impegnativa: convincerlo a votare per il suo futuro, mancato vice”.

Quindi ha precisato: “Non ho tessere di partito e posso affermare che non c’è mai stato un segretario di partito che mi ha telefonato per dirmi cosa fare o che fosse entrato dalla mia porta chiedendomi di fare delle cose. Per cui la mia indipendenza di giudizio è totale.” poi la considerazione conclusiva: “Quindi per i milanesi c’è una soluzione, votano me e sono tranquilli che l’indipendenza è totalmente garantita”. Quindi, Sindaco Sala, l’adesione ai verdi europei era sentimentale?

Andiamo oltre, discutere la collocazione dettata dalle esigenze del marketing di comunicazione in quel momento avrebbe un senso estetico ma non politico. Stiamo sul pezzo: se qualcuno avesse bisogno di una spiegazione su cosa è la consociazione di interessi economici e finanziari che si sostanzia nella condivisione dell’operazione San Siro o nell’Accordo di Programma sugli Ex Scali FS, la troverebbe ben rappresentata nel minuetto messo in scena dai due sindaci. E adesso divertitevi pure milanesi che siete come i polli di Renzo e volete appassionarvi alla contrapposizione dei due poli o a fare l’integra opposizione di sua maestà: non mancheranno Rom, immigrati o Centri Sociali a giustificare gli schieramenti. Intanto gli ignoti detentori dei fondi immobiliari con sede nei paradisi fiscali se la ridono…

La posta in gioco

Non sono i piccoli passi e le reverenze del minuetto che servono a Milano e ai suoi abitanti metropolitani: il Recovery Fund milanese costituisce una opportunità unica per cambiare il modo di produrre valore, di abitare la città e il territorio, di creare comunità, realizzare le proprie aspirazioni e dare corpo ai propri interessi. Una città consapevole e capace di futuro è una città che partecipa alla sua costruzione, non è una brand city, buona per le partite a san Siro, per i concerti e le fiere, per fare ‘vasche’ nei percorsi di tendenza, per comprare cocaina, per comprare la prestazione sessuale desiderata.

Più strettamente: non è un supporto inerte nel risiko speculativo del mercato finanziario e immobiliare globale. Un nodo metropolitano europeo come è Milano, cruciale per una transizione partecipata e consapevole alla vitale conversione ecologica, non può accontentarsi del nuovo conformismo della simulazione. Davvero noi milanesi ci accontenteremo della giustapposizione della ‘questione ambientale’ ai rituali elenchi dei programmi elettorali, che rassicurano su ‘tornare come prima’? La combinazione tra pandemia e emergenza climatica ci chiedono la conversione sostanziale di un modello energetico e produttivo fondato sui combustibili fossili. Il Club di Roma non era composto da stralunate Cassandre che producevano previsioni strampalate, risolte con la spartizione dei giacimenti tra compagnie petrolifere occidentali emiri e dittatori. Il “Rapporto sui limiti dello sviluppo” ipotizzava la loro concretizzazione nei primi decenni di questo secolo. È ciò che sta avvenendo per questo il Recovery Plan non può essere lasciato a logiche di lobbying e spartizioni.

Chi decide del futuro di Milano

A seguito del commissariamento/esternalizzazione della politica per Draghi: ‘Supervisione politica affidata al Governo, operatività agli enti locali’ ma, per non esagerare con l’autonomia ‘Saranno attivate task force locali che aiutino le amministrazioni territoriali a gestire i fondi.’. Laddove il Piano Marshall nel secondo dopoguerra aveva un intento geopolitico, con il rilancio economico e sociale interno al modello occidentale guidato dagli States, il Recovery Fund è frutto dell’economicismo dell’Unione Europea a 27 Stati dopo la Brexit e consapevole della necessaria transizione energetica. Qui in gioco ci sono certamente la qualità della vita e della stessa speranza di vita. Una differenza sostanziale, per questo è necessaria una conversione ecologica, con la consapevole partecipazione di tutta la comunità.

Qui la dimensione comunale ha un ruolo costitutivo di relazione tra istituzioni e cittadini e di partecipazione dei cittadini alla vita istituzionale. In quello che si configura come un passaggio storico, il ruolo delle amministrazioni locali non può essere solo operativo, se vogliamo che il cambio di paradigma declamato sia effettivo.

Non c’è la minestra o la finestra

C’è una Milano che nei decenni ha messo in atto pratiche di cittadinanza attiva, che ritiene la politica pubblica come espressione degli interessi generali, di queste e delle future generazioni, la città dei diritti e referendaria, dove l’informazione e la consultazione cittadina su temi specifici è un processo continuo.

Una città non delle proibizioni ma delle scelte, civili, cittadine, una città dei comuni metropolitani, capace di partecipare da protagonista al Recovery Plan, in rete con le migliori esperienze europee.

Vogliamo che Milano esprima una comunità consapevole, capace di dare un senso comune a chi si occupa di intelligenza artificiale come a chi prova ad uscire dalla gabbia della marginalità della periferia urbana e della conoscenza, come dalla marginalità sociale delle carceri e della prostituzione dei corpi e delle intelligenze.

Occorre uno sguardo nuovo, capace di abbracciare l’area metropolitana: quello delle reti, con la loro bidirezionalità, siano quelle idriche/idrauliche, siano quelle delle infrastrutture per i trasporti, di persone/merci/informazioni/energia; quello della circolarità e dei suoi equilibri; quello delle filiere e delle loro relazioni qualitative e spazio/temporali; quello del quadro riassuntivo per un territorio abilitante per l’innovazione qualitativa e la cittadinanza consapevole. Cioè un Sistema Territoriale Qualitativo: qualità ambientale, qualità abitativa, qualità dei servizi, qualità delle infrastrutture, qualità culturale, qualità della ricerca, qualità sociale, qualità della democrazia.

Qualità e responsabilità diffuse grazie a strumenti e regole per la partecipazione informata al processo deliberativo, alla possibilità concreta di esercizio della cittadinanza attiva, alla valorizzazione piena delle assemblee elettive, con modalità di elezione e poteri di azione effettivi. La rendicontazione puntuale e comprensibile sulla efficacia delle scelte prese nell’azione amministrativa. Questo vale per la Città Metropolitana come per il Consiglio Comunale e i Municipi.

Qualità dei servizi, anche in relazione con le società partecipate dal Comune di Milano affinché i cittadini non siano solo utenti ma prosumer. Ciò vale per un quadro informativo sulle domande e sui bisogni della città e dei suoi quartieri, così come nella produzione di energia da fonti rinnovabili e nella qualificazione della domanda di competenze, imprese, soluzioni finanziarie, che questo processo mette in moto.

Per questo insieme a un gruppo di ecologisti e radicali milanesi abbiamo presentato Bella Milano https://www.milanoambiente.net/post/bella-milano-si-presenta  una piattaforma aperta per la definizione condivisa di Milano città metropolitana europea, sostenibile, innovativa, solidale e partecipata. In città e nella rete metropolitana ci sono esperienze e culture politiche con gli stessi presupposti, adeguate a questi auspici.

I socialisti milanesi con pazienza, responsabilità e tenacia, hanno ricomposto la loro diaspora e l’hanno affermata con la candidatura di Giorgio Goggi, una persona competente e capace. La prima iniziativa pubblica ha riguardato uno dei principali vulnus della politica socio-sanitaria lombarda e milanese, così evidenziato dalla pandemia, medicina di territorio e assistenza sociale diffusa. Uno dei vanti del riformismo amministrativo milanese.

Un gruppo di esponenti 5stelle milanesi si è sempre speso per politiche e forme di partecipazione a carattere democratico, spendendosi esplicitamente per il NO al taglio della rappresentanza parlamentare e proponendo la sua qualificazione con leggi elettorali costituzionali.  In coerenza con l’idea di partecipazione informata alla vita pubblica e alla propria hanno promosso due iniziative consiliari: – la sottoscrizione di liste e candidati anche con firma digitale; – il sostegno ai due quesiti referendari sul fine vita affinché il Parlamento avvii la trattazione della proposta di legge depositata da sei anni. Da tempo hanno promosso una esperienza aperta e partecipata: Milano Concreta esprimendo il consigliere comunale Simone Sollazzo come candidato sindaco.

È importante che ogni affinità culturale, generazionale, politica, si definisca e si proponga nella propria autonomia, affermando la propria identità. Il senso politico, condiviso e affermato risiede nella volontà di esprimere, a partire dalla amministrazione comunale e metropolitana, una piena e autonoma soggettività politica. Questo in assoluta discontinuità con una mera funzione di esecuzione amministrativa di scelte ed indirizzi strategici per la città decisi fuori dalle assemblee elettive della partecipazione democratica.

Ciò di cui occorre essere consapevoli è che una affermazione di identità non costituisce, in sé, una proposta di governo credibile e competitiva, alternativa al bipolarismo della consociazione. La nostra proposta di città si fonda sulla sua necessaria conversione ecologica per una piena rigenerazione capace di abilitare un sistema territoriale qualitativo.  Occorrono una politica pubblica, una articolazione delle istituzioni della partecipazione e della rappresentanza democratica, una organizzazione della macchina amministrativa, adeguate agli indirizzi strategici dell’Unione Europea, certamente per il Recovery Fund, ma anche per F2F-Farm to Fork e tutte le sue politiche di regolamentazione ed indirizzo finalizzate ad una qualificazione sostenibile della innovazione del modello di sviluppo dentro una società della conoscenza. Una qualificazione per questo in grado di essere competitiva dentro il contesto dei mercati della globalizzazione dentro al rinnovato multilateralismo dell’amministrazione Biden.

Una chiamata esplicita

Io mi rivolgo a Giorgio Goggi e a Simone Sollazzo, ai Socialisti di Milano e a Milano Concreta. A partire dalla profonda sintonia riscontrata tra noi, occorre confrontarci sui passaggi necessari per una coalizione ambiziosa e non velleitaria. Dobbiamo farlo con intensità e con leggerezza, con uno sguardo capace di empatia con la città e i suoi cittadini, con le loro solitudini e le loro incertezze, con le loro potenzialità da investire non solo nella professione ma nella partecipazione collettiva. Occorre amare Milano e ascoltare la città per essere capaci di futuro. Come proposto da Gianstefano Milani “ognuno deve fare tesoro della propria storia, ma essere disponibile a costruirne una comune”.

Vogliamo offrire ai milanesi una coalizione ecologista-riformista-radicale e ne parliamo mercoledì 12 maggio alle 21,00:

https://www.youtube.com/channel/UCSt8dp9PmlHCknAa2G-NL7Q

ci confronteremo con ogni domanda contatti.bellamilano@gmail.com

Con la Milano che non verrà meno a sé stessa noi vogliamo essere parte di una comunità che, insieme alla qualità del vivere sociale, contribuisce a ridefinire il Campo Democratico in Italia e in Europa.

 

Vai all'Archivio