TUTTI SOCIALISTI LIBERALI di Paolo Bagnoli da Nonmollare 1 giugno 2020

01 giugno 2020

TUTTI SOCIALISTI LIBERALI di Paolo Bagnoli da Nonmollare 1 giugno 2020

In Italia non c’è mai da stupirsi di niente, soprattutto quando leggiamo Eugenio Scalfari al quale va riconosciuta una dote di immaginazione non comune. Sul giornale da lui fondato, il 3 maggio scorso, ha addirittura paragonato Giuseppe Conte con Camillo Cavour. A nessuno era mai venuto in mente. Ci vuole coraggio. La ragione, per Scalfari, è che entrambi hanno fatto dell’ “oscillazione tra destra e sinistra” il loro tratto caratterizzante. Mah! Cavour cercava di fare l’Italia – e ce le fece, pur se in modo sbagliato – Conte si sta applicando a disfarla, quel che resta almeno, con una certa acquisita professionalità. Sentiamo già i soliti zelanti capiscioni che dicono: “ma, la questione è più complessa”. Certo, è ben più complessa; ma anche più semplice perché l’equazione di Scalfari non sta in piedi, da qualsiasi punto di vista la si voglia considerare. La prima, di per sé dirimente ragione, è che è assurda, improponibile, ridicola; priva di senso. E già che era a costruire le sue fantasie, Scalfari non si èvoluto far mancare nulla regalandoci una vera e propria chicca. Sempre nello stesso articolo, dopo aver confessato di un suo lungo colloquio con Conte, scrive: “l’ho trovato conforme alla mia visione: un socialista liberale.” Stupefacente! Che il grande Eugenio fosse un socialista liberale è una novità da prima mondiale; che poi lo sia anche Conte addirittura extraspaziale. Ridiamo amaramente al tutto, ma non al fatto che, nello stesso giorno, in un’intervista a “Il Messaggero”, il maestro del buon Alfonso Bonafede, si sia dichiarato un “cattolico democratico” ribadendo quanto aveva già esternato, se non andiamo errati, in occasione di un convegno a ricordo di Fiorentino Sullo. Un “cattolico democratico”, quindi: la stessa definizione che Romano Prodi dà di se stesso. Non ha potuto dire un democristiano. Nella Dc, infatti, c’era un po’ di tutto; ma i democristiani, quelli veri s’intende, nella testa avevano la politica. Un democristiano di razza non poteva permettersi di non averla, un semplice cattolico democratico invece sì e, quindi, ben oscillare come un pendolo nella bacheca del governo senza che, con ciò mettiamo le mani avanti, lo si metta in parallelo con Cavour.

Dunque: Conte socialista liberale, esponente di un pensiero politico che così Scalfari spiega: “Il socialismo liberale è fatto di distinte versioni: in certe circostanze politico-economico-sociale, il leader che guida il Paese può esercitare la sua posizione di comando, privilegiano la salute dei cittadini, relegati nelle proprie case, con le attività bloccate e l’economia del Paese agganciata a una visione dello stato di guerra”. La frase ci ha fatto riflettere. Che forse, in tutti i lunghi anni nei quali ci siamo dedicati allo studio del socialismo liberale e alla figura di Carlo Rosselli, ci sia scappato che il saggio del 1930 parlava anche di pandemia? Per scrupolo siamo corsi a riguardare: non parlava di pandemia. Rosselli non aveva la mascherina, bisognerà che qualcuno a Scalfari glielo dica! Amenità; tragiche amenità, non finite qui. Infatti, se Conte, novello Benso, è definito come un seguace di Rosselli, il Pd lo è del “socialismo netto”. Chissà che ne dirà Veltroni il quale, alle viste del nuovo partito, aveva vaticinato che “il socialismo è morto e la sinistra finita”, sempre sulle pagine de “la Repubblica”. Non è, però, finita qui. Infatti, a Scalfari, il buon Conte, “ha ricordato papa Francesco.” Siamo oramai all’apoteosi. Crediamo che il Pontefice, per quanto ha detto e per come si è comportato in questa fase, abbia rappresentato un riferimento per tutti, veramente tutti, sorriderà tirando di lungo, dovendo pensare a bel altro. Di sicuro, nei panni di Conte, c’era da non dormire per l’alchimia storico-politica in lui risoltasi: assimilabile a Cavour, socialista liberale e affine a Bergoglio; politicamente, culturalmente e storicamente uno e trino. È difficile commentare e connettere qualche giudizio sensato; ne prendiamo tristemente atto. Nessuno ha commentato quanto scritto da Scalfari, forse tale visione ha bloccato le menti e le penne. Siamo rispettosi della libertà di pensiero, ma esso è cosa ben diversa dalla confusione delle idee. Di sicuro, un giorno, Conte potrà raccontare ai nipoti di essere, quale socialista liberale, considerato il punto mediano tra Cavour e il Papa. Un ricordo da tenere caro perché irripetibile e unico al pari di chi lo ha formulato.

Tempo di virus, tempo di socialismo liberale verrebbe da dire. Il 1 maggio è tornato in edicola l’“Avanti!”, giornale quindicinale che del vecchio quotidiano del PSI ha solo la testata. Direttore Claudio Martelli. Interessante il sotto testata: “Voce del socialismo liberale”. Tralasciamo di parlare dei contenuti del primo numero; basti dire che il solo pezzo che potrebbe giustificare la specificazione della testata è di Carlo Calenda, il quale, se non andiamo errati, è il leader di un suo movimento che si chiama “Azione”; una costola dissidente del Pd resasi autonoma. La voce del socialismo liberale è ricorsa ad un esterno per avere fiato e Calenda ha fischiato come sa e come ha creduto parlando del “pensiero del liberalismo sociale”. Ora, il liberalismo sociale, è un pensiero degno di considerazione salvo che, con il socialismo liberale, c’entra ben poco. Calenda, comunque era in buona compagnia, perché anche gli altri collaboratori di cosa fosse il socialismo liberale ci sono apparsi per lo più a digiuno. Un giornale con tale testata e quanto scritto sotto di essa, avrebbe dovuto spiegare, in primis, quale è stata la vicenda del rapporto tra il socialismo liberale di Carlo Rosselli e il socialismo ufficiale, con il quale si consumò una rottura nel 1930 –anno di pubblicazione del saggio –mai concretamente rimarginata.

E’ vero che nel PSI non sono mancati i socialisti rosselliani, dopo la fine dell’azionismo –basti pensare alla dimenticata figura di Tristano Codignola –ma il PSI, pensandosi sempre in continuità con se stesso, non ha mai abbracciato la dottrina socialista liberale; di quel socialismo nuovo che si realizza nella libertà.

Negli anni non sono, tuttavia, mancate onoranze socialiste a Carlo Rosselli, ma questo è un discorso diverso dalla sostanza politica. Dare voce al socialismo liberale è sicuramente un nobile intento; bisognerebbe, però, sapere di cosa si parla e su cosa si basa ciò di cui si parla; non abborracciare, in un’intenzione politica cui peraltro, è difficile credere, giudizi storico-politici-culturali assolutamente a ruota libera che non valgono nemmeno una se pur veloce confutazione.

Infine, sempre in tema di “parliamone a prescindere di cosa si tratti”, siamo rimasti un po’ tupiti nel leggere una nuova interpretazione del socialismo liberale in un’intervista di Mario Calderini -economista, insigne studioso, professore al Politecnico di Milano -su “la Repubblica” del 14 maggio scorso. Secondo Calderini serve un “capitalismo temperato, una nuova ibridazione tra liberalismo e socialismo”; un’idea che possiamo anche condividere se  pur ci resta difficile, anche dottrinariamente, comprendere l’eguaglianza liberalismo-capitalismo. Ammesso, tuttavia, che da qui si voglia partire bisognerebbe cominciare a discutere delle proporzioni del rapporto. Spiega il professore milanese: ”Una Terza via non più blairiana; più socialismo che liberalismo”. E qui le idee, almeno le nostre, si fanno confuse, poiché la “terza via” di Tony Blair era solo un taetcherismo un po’ socializzato e se, per “più socialismo che liberalismo”, si intende il socialismo liberale allora bisogna ripartire da capo. Infatti, nel pensiero rosselliano, “liberale” viene da libertà e non da liberalismo, esattamente come avviene in Piero Gobetti per la formula“rivoluzione liberale”. Per quest’ultimo la rivoluzione deve avvenire nella libertà come, per Rosselli, il socialismo. Alla fine, quasi a non scontentare nessuno, il ripensamento della sinistra, secondo Calderini, deve iniziare col riandare a quell’idea di innovazione dal basso di Piero Gobetti o di Carlo Rosselli.” Insomma: questo o quello per me pari sono. Ancora: ognuno è libero di pensarla come meglio crede e di avanzare le proposte che ritiene più opportune, ma perché abbiano validità occorre che abbiano solidità, soprattutto quando si va a scomodare personaggi quali Piero Gobetti e Carlo Rosselli. Serve conoscere non solo i testi, ma anche la letteratura primaria e secondaria; c’è solo l’imbarazzo della scelta. Recuperare le opere di Gobetti e di Rosselli non dovrebbe essere poi tanto difficile.

La pandemia, tra tante a pandemia, tra tante cose orribili, ci ha portato –chi l’avrebbe mai detto -pure una ventata di socialismo liberale. Ora, mentre per il Covid19 alla fine un vaccino sarà trovato, per l’altra questione,riguardante la cultura politica, non resta che la ricetta di Antonio Gramsci: studiare, studiare,studiare

 

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