SOCIALDEMOCRAZIA, LA NOSTRA BUSSOLA di Roberto Biscardini, dall'Avanti! della domenica del 21 ottobre 2012

08 gennaio 2013

SOCIALDEMOCRAZIA, LA NOSTRA BUSSOLA di Roberto Biscardini, dall'Avanti! della domenica del 21 ottobre 2012

Sabato a Roma Bersani, Nencini e Vendola hanno firmato la Carta d’intenti della coalizione PD, PSI e SEL. Un documento sufficientemente snello, qualcuno dice anche un po’ generico, con il quale si è dato vita alla coalizione e si è dato il via alle primarie. La Carta non è un programma di governo. Le sue maglie larghe consentiranno ai candidati alle primarie lo spazio di confrontarsi al meglio, mettendo in campo anche le reciproche distanze. Per parte nostra la Carta ha un solo significato politico, che converrà ripetere anche nei prossimi mesi e che in parte abbiamo già chiarito nella riunione della direzione di una settimana fa. Questa alleanza rappresenta dopo anni una grande novità, a conferma che la posizione socialista, indicata fin dal congresso di Montecatini, era giusta e perseguibile: un’alleanza riformista nel centrosinistra per un governo di coalizione aperto al centro e a tutte quelle forze che condividono la necessità di un’azione di ricostruzione dello Stato e della società. Perché costruisce il nucleo fondamentale di una sinistra di governo, senza Di Pietro e senza la Federazione della Sinistra. Perché dopo tanti anni si riconosce al PSI un ruolo politico autonomo, tanto più importante oggi che siamo l’unico partito membro del PSE. E perché, piaccia o non piaccia, il segno distintivo di questo schieramento è una lotta in comune con la socialdemocrazia europea per associare l’integrazione politica ed economica europea ad un profondo rinnovamento delle strategie europee. Non c’è futuro per l’Italia se non dentro la ripresa e il rilancio del progetto europeo, da definire insieme alle altre forze progressiste e socialdemocratiche europee, ma difendere l’Europa, significa anche costruire un’Europa diversa. Battersi insieme in Europa non potrà che favorire la nascita di una grande forza socialdemocratica anche in Italia e l’individuazione, insieme agli altri partiti socialisti europei, di un candidato comune alla presidenza della commissione europea rappresenterà un primo straordinario passo. Nella Carta manca un riferimento a Monti, e ciò ha innervosito di più i filo montiani piuttosto che coloro che non condividono la sua agenda. Sul punto c’è da aspettarsi che ognuno rimarrà sulle proprie posizioni. Per noi socialisti la questione è chiara: il governo Monti che ha segnato un passaggio importante e necessario di discontinuità rispetto al governo Berlusconi, presto dovrà lasciare il passo ad un governo politico che vada oltre Monti e le sua agenda. Per fare cose diverse. Il paese non può vivere di solo rigore e sacrifici. E sul terreno istituzionale, attenzione al pericolo di una forte ricentralizzazione dei poteri. Cosa ben diversa da una vera e necessaria grande riforma delle istituzioni che coinvolga sia gli enti locali sia le Regioni. Insomma il pasticcio già fatto sulle province è bene che non si ripeta. C’è una grande questione democratica, ma che non va affrontata nell’emergenza e con faciloneria. Infine la caratterizzazione dei socialisti in questa alleanza si chiama riforma dello Stato, lavoro e laicità. In primo luogo la riforma dello Stato, delle sue regole, della sua autorità, della sua efficienza e del suo funzionamento, nelle sue diverse manifestazioni. Qualcosa di più ampio della stessa riforma istituzionale e costituzionale che comunque si deve arrivare ad approvare. Solo uno Stato efficiente e moderno può garantire il corretto funzionamento delle istituzioni. Solo uno Stato efficiente può garantire il successo delle singole riforme e può garantire un uso corretto delle risorse e degli investimenti. Nessuna riforma funzionerà, quella del lavoro, delle pensioni, del fisco, della magistratura, dell’istruzione, se lo Stato non funziona. Uno Stato che non funziona è un costo insopportabile per le famiglie e le per imprese. In secondo luogo, le politiche del lavoro strettamente connesse ad una nuova politica industriale. Un nuovo governo per il rilancio dell’economia, per difendere il lavoro di chi ce l’ha, per dare lavoro stabile a chi é precario o non ce l’ha, per difendere e sostenere l’impresa italiana nel mondo. Infine i socialisti non sottovalutano, anche in un momento di crisi come questo, le battaglie di libertà che solo uno Stato laico può garantire. Una battaglia da condurre sia dentro sia fuori dal centrosinistra. Adesso le primarie e poi il voto. Certo c’è chi vede nell’alleanza con Vendola un pericolo ed una trappola, ma la Carta d’intenti il suo perimetro politico e riformista l’ha definito.

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