RIFLESSIONI DI FINE SETTIMANA di Graziano Cioni da Pensalibero 17 luglio 2017

17 luglio 2017

RIFLESSIONI DI FINE SETTIMANA di Graziano Cioni da Pensalibero 17 luglio 2017

Non si pensi che il problema sia Renzi che come tutti i mortali (anche se lui non lo sa) e di passaggio.

La domanda principale che mi pongo è se si può costruire un movimento, un partito con il solo scopo di mandare a casa Renzi ?

Se così fosse sarebbe un Partito di cartapesta, buono a nulla e di poca durata.

Non si sarebbe capito che Renzi è il figlio “adottivo” della politica di chi lo ha preceduto.

La seconda domanda è : si è capito le motivazioni per le quali l’elettore rinuncia a un suo diritto costituzionale e non va più a votare?

Io sono convinto che il 54% dell’intero corpo elettorale ,che non va a votare è perchè la politica gli fa schifo e addossano ad essa tutti i mali dell’Italia.

In conclusione non si pensi che il problema sia Renzi che come tutti i mortali (anche se lui non lo sa) è di passaggio.

Il problema è che una classe politica non ha saputo mettere a frutto l’insegnamento dei Padri della Costituzione. Non è riuscita ad anteporre il bene comune agli interessi di partito se non addirittura agli interessi personali.

Non è stata capace di interpretare i cambiamenti socio economici avvenuti in Europa e nemmeno si è organizzata per affrontare gli eventi epocali della globalizzazione come l’immigrazione.

Non siamo stati capaci dopo la caduta del muro di Berlino 1989 di portare a revisione una politica della sinistra e in particolare del PCI fatta di cose buone ma anche di tanti errori.

Si è cambiato nome solo per la paura di rimanere sepolti dalle macerie dei Paesi del socialismo reale.

Ora a sinistra o meglio ancora nel campo socialista e progressista si continua ad annaspare nonostante si sia fuori tempo massimo.

La strada da percorrere ,per riportare il Paese alla normalità,per rispondere con una classe dirigente adeguata ai problemi economici e sociali delle famiglie italiane è lunga e difficile.

Ora sarei contento se si prendesse coscienza che la parola “discontinuità” è un passaggio obbligato.

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