IL VANGELO SOCIALISTA: DA PROUDHON A MACRON di Alberto Benzoni per fb del 31 agosto 2018

01 settembre 2018

IL VANGELO SOCIALISTA: DA PROUDHON A MACRON di Alberto Benzoni per fb del 31 agosto 2018

Contrariamente all'opinione di molti suoi detrattori- ed epigoni- Bettino Craxi avrà anche detto "primum vivere deinde philosophare"ma non l'ha mai veramente pensato. Perchè, all'indomani del Midas, non avrebbe commissionato a Luciano Pellicani la redazione di quel "Vangelo socialista"destinato a ridefinire l'identità ideologica ma direi anche esistenziale non solo del Psi ma del socialismo europeo. Un testo che grazie al nostro grande compagno Giovanni Scirocco è stato ripubblicato di recente, con una sua bella prefazione.Rileggiamolo insieme quel testo. Per collocarlo nelle sue giuste dimensioni. Niente polemiche di giornata. Niente revisionismi da quattro soldi. Ma la rivendicazione alta e forte di ciò che separa nettamente e definitivamente socialismo e leninismo, rivoluzione di febbraio e rivoluzione d'ottobre: costruzione quotidiana od ora x, dialettica dei diversi o repressione di ogni diversità da parte dei custodi della "linea", emancipazione dei lavoratori da parte dei lavoratori stessi o delega in bianco ad un "partito" onnisciente e autoreferenziale. Non era l'attacco al comunismo perchè "estremista": era l'attacco al leninismo certamente in nome della democrazia ma anche e soprattutto come parentesi catastrofica all'interno del grande movimento socialista.E però quel testo ebbe la sorte che ebbe. Concepito come punto di riferimento dell'identità socialista di sempre, venne poi utilizzato come una delle tante "voci"dello scontro Psi/Pci (a partire dalla sua pubblicazione su "Repubblica" in risposta all'intervista di Berlinguer) all'insegna del Pci come punto di riferimento finale della storia e della cultura della sinistra italiana.... Scontro sacrosanto: ma che, nel corso degli anni, a partire dalla identificazione del Psi come partito di governo cancellò dall'orizzonte un elemento che avrebbe dovuto essere evidente a tutti. E cioè che l'identità socialista andava difesa non solo nei confronti del comunismo ma anche del capitalismo o, più in generale, dell'ordine esistente. Personalmente sono convinto che Craxi questa necessità l'avesse ben chiara; ma, purtroppo- o che perchè la ritenesse scontata o perchè non la ritenesse prioritaria- non la comunicò ai suoi seguaci. I quali, privi di una visione propria della società, furono sempre più portati a confondere il reale con il razionale, il socialismo con il riformismo e l'ordine esistente con il migliore degli ordini possibili.E così, da Tangentopoli in poi, al grande e vergognoso sbracamento degli ex comunisti- da Lenin a Benetton, dal socialismo reale allo spread auspicato- ha corrisposto la scomparsa più sommessa e contrastata della nostra stessa identità: non possiamo più prendercela con i comunisti perchè sono scomparsi dalla circolazione ( come quella della pubblicità hanno perso tutto tranne le loro abitudini) e, nel contempo, non sappiamo chi siamo. Al punto che molti di noi sono portati a sostituire, nel nuovo Vangelo socialista il nome di Proudhon,cantore della "capacità politica della classe operaia"con quello di Macron, cantore della applicazione alla politica delle necessità del capitalismo e delle regole dell'aziendalismo.

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