IL GIUSTIZIALISMO OGGI, DOPO 25 ANNI di Luigi Corbani da Il Migliorista del 17 aprile 2019

17 aprile 2019

IL GIUSTIZIALISMO OGGI, DOPO 25 ANNI di Luigi Corbani da Il Migliorista del 17 aprile 2019

Il giorno in cui il PD smetterà di correre dietro ai pubblici ministeri, sarà troppo tardi. Ma è mai possibile che questi venticinque anni non abbiamo insegnato nulla ? Eppure è di pochi giorni fa, aprile 2019, la sentenza della Cassazione che assolve Marino: un procedimento giudiziario iniziato nel 2016 per scontrini per un importo di € 12.000, dicasi dodicimila euro.  Ora il PD ci dice che però Marino era incapace di governare, ma qualcuno di loro l’ha candidato, non solo a fare il sindaco di Roma ma anche a fare il segretario del PD.
Così come trovo francamente non degno di un Paese civile, il fatto che, dopo l’interrogatorio di garanzia, nessun magistrato inquirente, dopo quasi un mese, abbia interrogato De Vito, quello che, contro Marino, urlava “In galera ! Onestà” insieme alla Raggi, alla Taverna, alla Lombardi, a Di Maio e Di Battista, con tanto di arance in bella vista.  Sceneggiata ignobile, come ignobili sono le dichiarazioni di Ministri della Repubblica Italiana sul “lasciar marcire in galera”.
E questo sarebbe il Paese che ha dato i natali a Cesare Beccaria!
Ha scritto Salvatore Merlo, in un bell’articolo sul “Foglio”: “Non esistono innocenti, esistono solo colpevoli non ancora scoperti”, è la filosofia di Piercamillo Davigo, alla quale si ispira il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, autore della famosa Spazza Corrotti.  “L’obiettivo di questi magistrati… è di costringere ciascuno di noi a rompere con quello che loro chiamano il nostro ambiente. Ciascuno di noi deve adottare un atteggiamento di collaborazione che consiste in tradimenti e delazioni”, scrisse Gabriele Cagliari alla moglie, poco prima di suicidarsi il 3 luglio del 1993 a San Vittore, dopo centotrentatré giorni di carcerazione preventiva.”
Non so chi siano gli umbri arrestati.  ma trovo subalterno ai pubblici ministeri e non degno di un partito democratico l’atteggiamento del PD di Zingaretti. Speravo francamente che ci fosse aria nuova, ma non è così.  Mi piacerebbe fare una inchiesta, non solo tra il PD, ma anche tra i Dem  e sapere cosa ne pensano delle monetine a Craxi, oggi. Finché  il PD non dirà che gli indagati, anche quelli in custodia cautelare, sono innocenti fino a sentenza definitiva e che le prove si esibiscono nei tribunali, e non sui giornali, non usciremo più da una democrazia ferita dai vulnus dell’antipolitica e del qualunquismo, su cui crescono partiti e movimenti che si sono gongolati con i nodi scorsoi, con i girotondi, con l’invocazione della galera per tutti: la cultura del sospetto e dell’infamia denigratoria, per cui il “politico” è corrotto per natura, anzi chi si mette a fare politica, è uno che vuole rubare.
Siamo arrivati al punto che un sostituto procuratore della Repubblica, a Genova ha affermato che dire a un politico che ruba non è reato, anche se non è vero:  «Si tratta di una tipica locuzione, ormai talmente diffusa e abusata, utilizzata per designare qualunque rappresentante delle istituzioni sgradito, da apparire addirittura inoffensiva».
Certo, che se si arresta per un’accusa (da dimostrare) di concorsi truccati, o si arresta per uso privato dell’auto di servizio, nel caso di evidente (dimostrato) furto alla Stato di 49 milioni, bisognerebbe, secondo logica dei “manettari”, arrestare tutti quelli che hanno trafugato o nascosto i soldi, chiedere in prestito l’Isola del Diavolo nella Guyana francese e buttare via la chiave. Ma siccome penso che lo Stato di diritto deve valere per tutti, per gli amici e per i nemici, penso anche che chi ha più responsabilità di altri, verso i cittadini e gli elettori, deve essere posto in una condizione adeguata di fronte a possibili errori giudiziari, che spesso sono causati da inchieste superficiali. E allora sarebbe bene che il PD e tutte le forze democratiche chiedessero, non un trattamento di favore per gli eletti, ma un rispetto degli elettori e dei cittadini che hanno posto la fiducia negli eletti: per chiarire se gli elettori si sono sbagliati e hanno dato il loro consenso a dei manigoldi oppure se invece si è trattato di un abbaglio della magistratura inquirente, occorre che gli imputati, eletti con voto popolare, siano rinviati a giudizio entro termini perentori, non più di tre mesi, in modo che almeno il processo di primo grado avvenga prima di qualsiasi altra nuova elezione. Ho presente molti casi in cui l’ente è stato commissariato, ci sono state nuove elezioni e poi i precedenti amministratori sono stati assolti. Basta un errore di questo tipo per mettere in discussione la vita democratica e il popolo “sovrano”.
In Italia, dagli anni 90 ad oggi, abbiamo avuto 27.000 (ventisettemila) persone a cui una ingiusta detenzione o un errore giudiziario hanno distrutto la vita loro e dei loro familiari. Dal 1992 al 2016  lo Stato italiano ha pagato indennizzi per 648 milioni.
Se a voi sembrano pochi, andiamo avanti così.
« La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi. Buonanotte, e buona fortuna »

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