Felice Besostri. Presidente del Gruppo di Volpedo, rete dei circoli socialisti e libertari di Nord ovest, al Congresso di Articolo1

10 aprile 2019

Felice Besostri. Presidente del Gruppo di Volpedo, rete dei circoli socialisti e libertari di Nord ovest, al Congresso di Articolo1

Avrei voluto che i rapporti politici che mi hanno legato da anni con molti di voi  si svolgessero e consolidassero in tutt’altro contesto. Sono stato membro del gruppo parlamentare DS-L’Ulivo del Senato nella XIII legislatura e ho militato nel Partito fino alla decisione della sua maggioranza di sciogliersi nel PD:  una decisione, che non potevo condividere. Venivano meno le ragioni dell’adesione di molti socialisti al progetto delineato negli Stati Generali della Sinistra del 1998 a Firenze. Abbiamo perso 20 anni nel tentativo di riunire una sinistra superando storiche divisioni ideologiche e psicologiche, quando non emergono frustrazioni e rancori. Non riuscita malgrado la comune adesione al PSE, che non è mai diventato un partito europeo transnazionale, ma una confederazione di partiti, condizionati dalla loro collocazione nella politica nazionale di governo o di opposizione, piuttosto che da una comune visione europeista ed internazionalista. La formazione del PD e il suo primo atto significativo, la coalizione alle elezioni del 2008, hanno giustificato la diffidenza, nessun accordo con liste di sinistra, che comprendessero aree socialiste, preferendo l’Italia dei Valori. Tuttavia quelle elezioni dimostrarono anche l’incapacità di reazione e di rappresentare una credibile alternativa un coacervo rosso verde, quello della Sinistra Arcobaleno,  che con  1.124.298 voti e  il 3,08% non supera la soglia di accesso alla ripartizione dei seggi.

L’incapacità di superare i propri recinti, nemmeno per sopravvivere, è dimostrata dal fatto che il Partito Socialista raccogliendo 355.495 voti e lo 0,98% lo avrebbe consentito. Altra iniziativa ostile del PD è stata quella di aver introdotto, d’intesa con FI la soglia anche per le europee 2009 con la motivazione esplicita di impedire che rientrassero in gioco le forze escluse dal Parlamento nazionale nel 2008. Con la legge precedente sarebbero state rappresentate sia la lista Sinistra e Libertà, con socialisti e la futura Sinistra Italiana, che quella di unità comunista, nonché Verdi e Radicali. La lezione vera, che le alleanze elettorali  e strumentali non hanno futuro, non è stata compreso e l’errore è stato ripetuto 10 anni dopo con LeU, altra esperienza condivisa con molti di voi con una candidatura di servizio, malgrado che esponenti di punta avessero sulla coscienza un grave strappo della Costituzione avendo ammesso voti di fiducia, su richiesta del governo, per far approvare, in violazione dell’art. 72 c.4 Cost., due leggi elettorali, l’Italikum e il Rosatellum. La prima è stata dichiarata incostituzionale, prima ancora di essere applicata, grazie ad un’iniziativa giudiziaria, di cui rivendico il merito di aver promosso e coordinato. La seconda è sub iudice innanzi ai Tribunali di Messina e Catanzaro e prossimamente di Roma. Con meno evidenza delle leggi elettorali, già annullate dalla Corte Costituzionale con le sentenze n. 1/2014 e n. 35/2017, la legge n 165/2017 viola l’art. 48 Cost. grazie a un premio nascosto per le coalizioni e le liste più forti e al voto congiunto. Nessuno ha mai detto con chiarezza che LeU in base ai voti avrebbe dovuto avere 21 deputati invece di 14 (- 33,33%) e al Senato 10 seggi invece di 4 (-60%): probabilmente ci sarebbero state meno tensioni interne. Se sommiamo questi seggi perduti a quelli sottratti al Centro Sinistra (-22 deputati e -12 senatori) l’attuale maggioranza sarebbe più fragile, forse inesistente al Senato.

La difesa prima, ed ora l’attuazione della Costituzione dovrebbero essere il terreno prioritario e comune di ogni aggregazione a sinistra, anche per rispettare la vittoria al referendum costituzionale, ma una forza di sinistra non può limitarsi ai diritti civili, che peraltro sono essenziali per lo sviluppo democratico di una società e del suo grado di civiltà, deve avere un suo progetto economico e sociale per ridurre le diseguaglianze, anche questo c’è nella Costituzione a partire dal secondo comma dell’art. 3 Cost. e il complesso del Titolo III Rapporti economici della Parte Prima. Si delinea una società solidale e  di  economia mista. Per molti, anche nel PD, arcaismi, quelli che son passati dal comunismo al liberismo, senza fare una pausa socialdemocratica. Anche dopo il cambio di segreteria non ci sono cambiamenti di fondo, non basta la cosmesi zingarettiana per convincere che ci sia un cambiamento effettivo rispetto all’epoca renziana, perché bastano parole dal sen sfuggite, come sulle colpe della vittoria del NO, per gettare dubbi sull’opportunità di allearsi con il PD alla prossima tornata elettorale: non basta il francobollo del PSE per giustificare l’operazione. L’adesione di Renzi al PSE è stata puramente strumentale, altrimenti niente posizioni di vertice per un esponente del suo PD: la spartizione PPE-PSE non lasciava spazi. Tuttavia a fronte dell’ondata di destra, cui partiti affiliati al PPE come l’austriaco ÖVP e l’ungherese FIDESZ, lo stato delle sinistre in Italia e in Europa è preoccupante. I partiti del PSE, pur non avendo avuto il maggior numero di seggi, sono stati i più votati, ma la fuoriuscita del Labour minaccia questo primato, ma anche l’indebolimento di partiti come il PS francese, la SPD e il PvdA  olandese.  Tuttavia la sinistra alternativa non sta meglio. Perché le perdite dei partiti socialisti solo in  parte non consistente si sono spostate alla loro sinistra o verso i Verdi, tranne che in alcuni casi, comunque complessivamente la sinistra in tutte le sue sfumature conta meno che nei gloriosi trent’anni dell’espansione nel secondo dopoguerra dello stato sociale e dell’aumento del benessere delle classi popolari. L’inversione di tendenza è stata pagata dai più deboli e i partiti di sinistra non raccoglievano in molti paesi, compresa l’Italia, la maggioranza dei voti dei lavoratori dell’industria.

La sopravvivenza elettorale detta l’agenda politica, una cattiva consigliera perché di corto respiro. Per non rassegnarsi dobbiamo pensare di promuovere un’iniziativa di ampio respiro. Nel 2021 sarà il centenario della divisione della sinistra a Livorno, proprio nel pieno di un’offensiva di destra e reazionaria. Proprio Livorno ha ispirato un’iniziativa socialista di sinistra, Socialismo XXI, che non ha  come obiettivo il solito partitino, ma di elevare la qualità della proposta programmatica. Proviamo a pensare ad una riunificazione della sinistra come movimento ampio che nasca dal basso, con due testimonial d’eccezione: Matteotti e Gramsci.

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