ESSERE SOCIALISTI VUOL DIRE RIDIVENTARLO di Alberto Benzoni del 20 luglio 2023

20 luglio 2023

ESSERE SOCIALISTI VUOL DIRE RIDIVENTARLO di Alberto Benzoni del 20 luglio 2023

PUBBLICHIAMO QUESTO INTERVENTO DI ALBERTO BENZONI CHE PUO' RAPPRESENTARE UN IMPORTANTE PUNTO DI RIFERIMENTO PER AVVIARE UNA NUOVA FASE DEI SOCIALISTI ITALIANI
Un intervento per fatto personale di Alberto Benzoni
Ho ottantotto anni. Un’età in cui sono arrivato in condizioni complessivamente decenti. Un’età in cui si deve fare un punto, per interrogarci sul futuro che ci resta. Ma non mi basta. Perché vivo, sempre di più, la mia condizione politica che è poi quella di molti di noi.
Mi preoccupo per il mio passato e il mio presente. E, per essere più chiaro, per il fatto che il socialismo, che è stato il mio sole dell’avvenire e l’orizzonte ideale della mia vita, è completamente scomparso dalla scena, italiana e internazionale. Senza che nessuno se ne sia accorto o abbia tentato di reagire. E con esso la stessa sinistra che, permettetemi di dirlo, o è socialista o non è.
Ricordo, a questo riguardo, uno slogan di moda negli anni settanta: “socialismo o barbarie”; per aggiungere che la nostra morte coincide perfettamente con il dominio incontrastato della barbarie.
Dovevamo, secondo l’Economist di tanti anni fa, morire di vecchiaia o per “missione compiuta”. Un socialismo liberale che avrebbe consegnato la staffetta ad un liberalismo sociale. In realtà quello è morto ancor prima di nascere, mentre noi, assieme ai valori e alle cause che abbiamo rappresentato e difeso, siamo oggetto di un attacco che tende a distruggerci.
Eravamo il partito della pace. E oggi domina la guerra e, quello che è peggio, la cultura della guerra. Eravamo il partito della democrazia. E questa è in rovina in quasi tutti i paesi del mondo; distrutta dal rinascere delle autocrazie al di là dei confini dell’Europa, rappresentata, qui in occidente come un esercizio inutile, se non dannoso. Eravamo il partito delle collettività solidali. E viviamo in un mondo di individualismo esasperato in cui possiamo, così ci dicono, realizzare tutti i nostri sogni individuali a condizione di scordarci dei nostri bisogni collettivi.
Tutto questo è avvenuto grazie anche alla nostra totale assenza di reazione. Per gli ex comunisti, una consapevole abiura. Nel nostro caso la perdita inconsapevole di qualsiasi identità.
Si è tentato di recuperarla con il richiamo al passato. Di qui la fioritura di anniversari, di rievocazioni e di convegni. Ma con la mentalità degli archeologi, non dei minatori. Il risultato è stato quello di riscoprire il passato in funzione del presente; Turati e Rosselli come anticipatori del socialismo “riformista e liberale”; Matteotti uomo solo; tutto quello che stava tra il 1924 e il Midas, cancellato. E, a conclusione di tutto questo, un socialismo ufficiale lacerato tra chi vuole essere eletto dal duo Renzi/Calenda e chi conta sul Pd.
Gettiamoci allora tutto questo alle spalle. Nella consapevolezza che per essere socialisti, occorre, per prima cosa, ridiventarlo.
Abbiamo, nel passato ma anche nella condizione presente, tutti gli attrezzi necessari; perché perfettamente funzionali alla nostre necessità.
Così è il grande messaggio trasmesso nell’atto di creazione della Seconda internazionale: la critica del capitalismo come fondamento della sua esistenza; l’emancipazione del mondo del lavoro come suo obbiettivo; la difesa della pace come alternativa alla sua repressione violenta.
Così è il grande messaggio di Turati: difendere la causa dei lavoratori anche quando sbagliano; conciliare sempre la difesa gelosa della propria autonoma con la vocazione all’unità espressa dal mondo del lavoro; e, infine, impegno senza compromessi contro la guerra e la cultura della guerra, anticamera del fascismo.
Così, infine, la prassi costantemente seguita dai socialisti nel corso della storia: l’essere, in radicale contrasto con la cultura leninista, un partito “al servizio” della giustizia sociale e della libertà. Un partito che misurava i suoi successi con l’avanzata della democrazia e la crescita dei diritti e del potere del mondo del lavoro e non con le sue fortune politiche ed elettorali.
Tutti attrezzi a nostra disposizione; se vogliamo usarli ancora.
Per questo il titolo di questa nota potrebbe essere: Noi. E non mi riferisco ad un’elite che vi dice “seguitemi”. Anche perché non c’è nessuno che ha l’autorità per dirlo. Né a un partito guida che vi invita a marciare sotto le sue bandiere. Ma chiede di impegnarvi. Ognuno di voi, con eguali diritti ed eguale dignità per ricostruire, dal basso, la Cosa socialista. Pronti a stare insieme, senza chiedere referenze o carte d’identità a chi si impegnerà a lavorare con noi. E senza dimenticarvi mai che dovremmo arrivare ad essere una componente rispettata e riconosciuta del grande movimento per la pace e la democrazia che va crescendo nel nostro paese. In netta antitesi, è bene ricordarlo, con il ruolo di pilastro dell’ordine costituito svolto dal Pd.
Noi dunque, sempre, con tutti coloro che sono d’accordo di vivere questa nuova iniziativa.

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