CAPIRE COSA STA ACCADENDO IN FRANCIA di Alberto Benzoni

15 aprile 2017

CAPIRE COSA STA ACCADENDO IN FRANCIA di Alberto Benzoni

"Capire cosa sta accadendo in Francia". Ma, per carità, niente "insegnamenti della Francia".Non vogliamo incoraggiare, infatti, la tendenza della sinistra italiana, già perfettamente capace di sbagliare da sola, di cercare "papi stranieri", non solo in Italia ma anche all'estero; e, in particolare, a Parigi. Sarà per i difetti dell'insegnante sarà per l'incapacità dello scolaro,  questa ricerca non è mai andata a buon fine. Così il richiamo al Front populaire del 1936 portò il nostro compagno Nenni all'esperienza disastrosa del 1948. Così il modello mitterrandiano, uno schieramento di sinistra a guida socialista fu introiettato collettivamente in un contesto in cui mancavano sia le condizioni oggettive sia la volontà politica per realizzarlo. Così infine, e qui la tragedia assume i colori della farsa, il verbo di Hollande: vincere applicando rigorosamente la regola del "minimo sindacale" fu entusiasticamente recepito da Bersani; con i risultati che conosciamo.
Così non vi diremo"fare come Mèlenchon". Perché manca totalmente, nella nostra sinistra libresca ed elitaria, un personaggio come lui: un signore da sempre appassionato ed incazzoso ( ricordo ancora il suo "a me il capitalismo fa schifo "in un congresso degli anni novanta), capace di toccare i cuori e le menti riproponendo antiche verità, sentimenti forti e nuove solidarietà.  (forse ne avremmo uno ma vuole continuare a fare il sindacalista...). E, soprattutto, perché la vicenda di cui è diventato protagonista è ancora, anzi sempre di più, aperta alle più diverse soluzioni.
Qualche settimana fa il quadro era tutto diverso. Ed esattamente corrispondente alla narrazione del Pensiero unico: da una parte Macron, ordoliberista compassionevole e prodotto, fatto e finito, dell'èlite nazionale; dall'altra la Cattiva, Marine Le Pen, esponente del "populismo" Tutti e due intorno al 25% e, quindi, molto lontani dal 50%. Il che per inciso, equivaleva a dire che l'esito finale dello scontro era scontato; e che l'ipotesi di Marine all'Eliseo, dell'Europa in pericolo eccetera eccetera era una vera e propria bufala di regime, costruita ad arte.
In quanto agli altri candidati "dispersi sui cieli d'Albania". Fillon, perchè affondato dalle sue vicende giudiziarie. Hamon e Mèlenchon perchè incapaci di intendersi e condannati perciò a dilaniarsi intorno al 10/15%.
Oggi, la situazione è più o meno questa. Macron e La Le Pen in lenta discesa verso il 20%; Fillon in ripresa vicino al 20%; Mèlenchon in impetuosa avanzata intorno al 20%. E con un larga percentuale di elettori ancora indecisi. Infine Hamon, candidato ufficiale del Psf, anche perchè eletto dalle primarie cui hanno partecipato più di due milioni di persone, in caduta libera tra il 10% e il 5%.; e in caduta libera perchè abbandonato dal suo gruppo dirigente, compreso Hollande, in precipitosa fuga verso Macron e dai suoi elettori, sempre più attratti dal messaggio della sinistra radicale.
A questo punto, per la prima e probabilmente ultima volta nella storia delle presidenziali francesi, potremmo avere , al secondo turno, ben sei possibili accoppiate: Destra contro centro-destra, pensiero unico e sinistra; centro-destra contro pensieo unico e sinistra; pensiero unico contro sinistra. In un contesto in cui, stante la dinamica in atto (non solo Piketty, consiglier economico di Hamon ma lo stesso candidato hanno annunciato la loro intenzione di appoggiare Mèlenchon al ballottaggio), la presenza di France insoumise il 7 maggio è, incrociando le dita, abbastanza probabile.
A questo punto, non è il caso di azzardare previsioni, tutto è possibile e tutto può cambiare; ivi comprese le scelte e le indicazioni dei protagonisti dello scontro in vista del secondo turno. Semmai serve, particolarmente a noi socialisti (e non solo) capire sino in fondo cos'è successo in questi anni e in questi mesi.
Quello che è accaduto è la fine del partito socialista francese. Padrone assoluto della scena appena cinque anni. Scomparso dalla medesima oggi.
Un evento assolutamente straordinario. Ma è ancora più straordinario il fatto che esso non sia stato degnato della minima riflessione critica; nè in Francia nè in Italia.
Pure, al di là delle miserie e dei tradimenti, la trama è chiara: prima la lenta distruzione poi il procurato suicidio del vecchio partito socialista in nome dell'esigenza prioritaria di tener fede ai dettami del "pensiero unico"; poi l'emergere rapidissimo, dal campo di rovine, di una forza di sinistra radicale chiaramente antisistema a esplicita difesa dei conclamato indissolubile legame tra recupero della sovranità nazionale e ricostruzione della democrazia.
All'inizio e alla fine, la figura di Hollande. Paladino nel 2012 dell'unità delle sinistre; poi testimone passivo e silenzioso della sua liquidazione personale e politica da parte dell'apparato di potere del partito a sostegno di chi socialista non era mai stato, infine, riemerso dal nulla per condannare aspramente la candidatura di Mèlenchon perchè massimalista e, come dire, un tantino eversiva.
Il campione permanente delle mediazioni costretto a scegliere. Al di là di ogni valutazione di merito, segno che le mediazioni non sono più possibili. O di qua o di la': o si fa proprio il pensiero unico, come orizzonte invalicabile della propria azione politica o lo si rifiuta. O si colloca il "socialismo di governo" all'interno dello schieramento a difesa dell'ordine esistente o lo si rifiuta ricollocando i movimenti socialisti all'interno di una nuova sinistra di opposizione.
Ancora, la "Francia che non si sottomette” nasce secondo processi e con dei quadri politici e di movimento che debbono assai poco alla vecchia sinistra e riproponendo temi, la sovranità, lo stato, le nuove forme della democrazia che sembravano acquisiti o, se preferite, superati. E' il ritorno del comizio di piazza; è la Marsigliese (in attesa, magari, di poter cantare di nuovo l'Internazionale)
Infine, il nuovo sovranismo di sinistra sta cominciando a mordere e in modo non marginale su di un elettorato che la sinistra di governo dava come perduto per sempre: quello dei ceti medi impoveriti e delle periferie abbandonate da anni monopolizzato dal Fronte nazionale.
Un fenomeno, quest'ultimo, che dovrebbe essere visto con favore dalle èlites che da qualche tempo chiedono di fare blocco contro il pericolo del populismo eversivo. Ma, per la verità non ne siamo affatto sicuri.
 

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