"BETTINO CRAXI, UMILIATO IN VITA. ORA L'ITALIA LO RIMPIANGE" Ugo Intini intervistato da Francesco Ghidetti da quotidiano.net del 7 gennaio 2020

12 gennaio 2020


A vent'anni dalla morte esce il film sull'ultimo periodo dell'ex premier socialista. Ugo Intini, dirigente del Psi e amico: "Lottammo contro l'antipolitica"

Roma, 7 gennaio 2020 - Craxi è tornato. Si celebrano i vent’anni della morte avvenuta ad Hammamet il 19 gennaio del 2000. E, a proposito di "Hammamet", da dopodomani si andrà nelle sale per vedere il film sugli ultimi anni del leader del Psi interpretato da Pierfrancesco Favino. Escono nuovi studi sul premier socialista. E chi gli è stato vicino non dimentica. "Ci conoscemmo nella redazione milanese dell’'Avanti!', piazza Cavour, storica sede dell’informazione". Lui, Bettino, correva l’anno 1960, era diventato assessore comunale all’economato. Io ero il vice cronista comunale del giornale socialista". Ugo Intini è stato fra i più stretti collaboratori di Craxi. Ha diretto l’'Avanti!' (dove lo stesso Bettino correggeva le bozze) ed è stato uno dei maggiori dirigenti del Psi dal 1976 a Mani Pulite.

Oggi in molti recuperano Craxi e la sua memoria. Persino Francesco De Gregori e Staino si ’pentono’...
"Una parte dell’opinione pubblica sta rivalutando non soltanto Craxi, ma l’intera prima Repubblica, perché avverte che il Paese, in mezzo a tante polemiche e promesse inconcludenti, si è impoverito. In effetti, agli inizi degli anni ‘90, il nostro Pil era simile a quello di Francia o Germania, mentre adesso è del 30 per cento al di sotto".

Sempre Staino si è pentito.
"Lui al tempo era un comunista, direttore di 'Tango', l’inserto satirico dell’'Unità' che metteva i socialisti alla gogna. Oggi osserva che le monetine furono il primo atto di antipolitica, l’inizio di quello che i populismi di oggi hanno portato a compimento".

Lei e Bettino lavoravate in via del Corso a Roma, storica Direzione del Psi.
"All’ultimo piano. Ma quel che conta è che eravamo entrambi innamorati di Milano e ci accomunava il mito di Pietro Nenni e dell’autonomismo socialista".

Tra voi che rapporto c’era?
"Di affetto, ma, soprattutto, di collaborazione politica. Sempre in piazza Cavour litigavamo sui titoli del giornale. Eravamo sempre molto attenti al lavoro di tutti i giorni. C’era, come dire, un ’non detto’ fra noi".

Si spieghi.
"Dicembre 1980, sequestro D’Urso, il magistrato rapito dalle Br. Io faccio pubblicare dall’'Avanti!' il comunicato del partito armato. Il che provoca venti di crisi di governo. Craxi s’infuria, non mi parla per giorni. Poi, dopo la pubblicazione, D’Urso viene rilasciato. I giornalisti chiedono un commento a Bettino. E lui: ’Rivolgetevi al direttore dell’'Avanti!’. Ecco, senza dirmelo mi aveva nominato numero uno del giornale".

Via dall’Italia verso Hammamet. Giusto? Sbagliato?
"Un errore politico. Ma guai a trascurare il lato umano e personale".

Quando capì che per il vostro Psi, il Psi di Craxi era finita?
"Mi preoccupò la sottovalutazione di Bettino per i referendum di Mariotto Segni del 1991".

E dopo la decisione di partire per l’esilio, lei rivide Craxi?
"Sì, andai a trovarlo ad Hammamet. Ma parlammo soltanto del futuro. Era molto pessimista, ma oggi forse lo sarebbe ancora di più. E comunque per me sono ricordi intensi e dolorosi".

Ci fu un complotto anti-Psi?
"In particolare negli Stati Uniti si comprese che, finita la contrapposizione Est-Ovest, l’Europa poteva diventare un temibile concorrente economico e poi politico. In tutti i Paesi vi furono scandali. Ma nessun sistema democratico fu stravolto. Solo l’Italia".

E Craxi e il Psi..
"I socialisti lottarono contro l’antipolitica. E, quindi, furono percepiti come difensori del vecchio sistema. Un sistema da distruggere".

 

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