ANCORA SUL REDDITO DI CITTADINANZA un articolo sull'Avanti del 4 febbraio 2010 di Roberto Biscardini come responsabiile del programma del Psi fino alle elezioni del 2013

17 marzo 2018

ANCORA SUL REDDITO DI CITTADINANZA un articolo sull'Avanti del 4 febbraio 2010 di Roberto Biscardini come responsabiile del programma del Psi fino alle elezioni del 2013

Il PSI propone l’introduzione del Reddito di cittadinanza per tutti i cittadini senza lavoro e privi di un reddito sufficiente a condurre una vita dignitosa.

Il Reddito di cittadinanza è calcolato sulla base dell’equivalente mensile del salario minimo, che dovrà essere introdotto per legge.
Dovranno avere diritto al Reddito di cittadinanza i cittadini di ogni fascia di età, perché povertà, precariato e disoccupazione non colpiscono soltanto i giovani, ma anche persone adulte, disoccupati over 50, genitori single, cittadini senza reddito e privi del sostegno di una famiglia. Dovrà avere inoltre diritto al Reddito di cittadinanza ogni tipo di disoccupati, perchè cessino le discriminazioni tra chi appartiene a settori già tutelati e coloro che sono invece lavoratori precari, cittadini emarginati dal mondo del lavoro, privi di qualsiasi tutela.
Il Reddito di cittadinanza è una misura finanziabile ricorrendo alla fiscalità generale e razionalizzando in un unico fondo risorse oggi frammentate, comprese quelle finalizzate a sostenere la Cassa integrazione guadagni per i lavoratori dell’industria o l'indennità per i braccianti agricoli. Dovrà essere inoltre modulabile, tenendo presente le diverse situazioni di bisogno, quali figli a carico e costi di abitazione, secondo i modelli di welfare europeo più avanzati.
Chi percepisce il Reddito di cittadinanza dovrà essere sottoposto, secondo noi, a verifica periodica e condizionato alla partecipazione a programmi di formazione o avvio al lavoro.
Come socialisti, non ci convince la retorica sullo “scontro tra generazioni”, che senza battere ciglio punta il dito contro le conquiste sindacali, definite spesso chissà perchè “privilegi”, e indica nella tutela dei lavoratori a tempo indeterminato la causa dei disagi dei lavoratori precari. Il problema è un altro: introdurre nuove misure per i nuovi soggetti sociali senza colpire altri lavoratori.
D’altra parte, è illusoria l’idea che l’ampia area del lavoro flessibile e intermittente possa essere eliminata, riconducendo tutti al mitico “posto fisso”.
Le novità nei sistemi produttivi, la natura stessa dei “nuovi lavori” rendono improponibile il posto fisso per sempre e per tutti, e inganneremmo la gente se lo promettessimo. Occorre, dunque, non ridurre le tutele a coloro che le hanno a buon titolo, ma estenderle ad ogni cittadino. Un Reddito di cittadinanza, congruo e dignitoso (non le mancette di Brunetta…). Solo così, in un Paese piagato dal lavoro nero, si combatterebbe davvero lo sfruttamento. E si offrirebbe una rete di protezione che metterebbe sul serio in condizione di rischiare i giovani e meno giovani, per intraprendere attività produttive, intellettuali e professionali.
Per queste ragioni il PSI propone a tutte le forze politiche e sindacali un’approfondita discussione sul tema del Reddito di cittadinanza, come una proposta credibile che bisogna iniziare a costruire concretamente.

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